martedì 26 ottobre 2010

5 – Per il bene della squadra

No, il campionato di B2 non sta andando affatto bene. 
Se continua così, il traguardo della B1 è irraggiungibile. Anzi, la squadra rischia di non entrare nemmeno nei play-off.  Il giovane Frizzo Tatulli vince, è in un periodo di grande forma,  ma il suo compagno di squadra, quello adulto, quello a cui è stato sacrificato Jason, ha perso tutte le partite.
Con un tempismo davvero impeccabile, bisogna riconoscerlo, il Presidente D'Ambrosio chiama Jason. In fondo lo ha preso per fare la squadra che andrà in B1, no? Quindi mio figlio si ritrova in quello che doveva essere fin da principio il suo posto, con qualche responsabilità in più caricata sulle spalle. 
Jason si lascia tutte le delusioni alle spalle, entra in squadra e lui e Frizzo conquistano un posto a Terni.
Non basta: il 16 aprile 2006 – il giorno di Pasqua - Jason vince clamorosamente il torneo nazionale di 4 categoria. Accanto a lui, nella palestra del Coni, quel giorno ci sono solo i suoi genitori.  Sulla panchina, mentre gioca, non c'é nessuno del Pieve Emanuele, ma il suo amico Simone Leto, amico dei tempi del Corona Ferrea di Monza.  L'iscrizione al torneo l'abbiamo pagata noi, come abbiamo pagato tutte le iscrizioni a tutti tornei, le racchette, le gomme, i telai, e le trasferte.  Nonché lo sparring partner che il padre paga personalmente per allenare il ragazzo.
Ma Jason vince. L'allenamento settimanale con Bobocica, che si aggiunge a quelli con Vili e allo sparring, danno i loro frutti.

E dopo questa vittoria gli arriva la prima convocazione in Nazionale, per un open in Spagna. Il suo primo importante impegno a livello internazionale.
Jason finalmente  torna a sorridere, possiamo dire che è matto per la contentezza, e chi non lo sarebbe, alla sua età? Peccato che questo torneo sia in concomitanza con i play off di Terni.
La società si oppone alla sua partenza, ha bisogno di lui per conquistare la promozione in B1, ma nessun giocatore può rifiutare una convocazione in Nazionale. 
Come andò davvero, chi telefonò a chi, quali canali vennero attivati, non lo sappiamo con certezza.
Ciò che è certo è che al padre di Jason arrivò una telefonata dall'allenatore della Nazionale, Stefan Stefanov, che gli chiese "per favore" di rifiutare la convocazione, che questo favore veniva richiesto direttamente da un'alta carica della Federazione e che Jason così avrebbe acquisito un "credito".
Per il bene del Pieve Emanuele, Jason, 14 anni e qualche mese, rifiutò la sua prima convocazione in nazionale, il suo primo viaggio all'estero da solo. Immaginatevi con che animo.
Racconto questa cosa perché è importante: oggi il signor D'Ambrosio accusa Jason e noi di essere degli ingrati. A parte che non è vero, perché abbiamo sempre riconosciuto i meriti della società e dei suoi allenatori sui risultati di Jason, ma abbiamo anche ricambiato. Jason, e anche noi.

Jason quindi va ai play off  e dà il suo contributo alla squadra, che conquista la B1.
Non solo: ai campionati italiani, lui e Frizzo Tatulli conquistano il titolo allievi a squadre e il terzo posto nel doppio maschile Juniores. E Jason, in singolo, diventa campione regionale Juniores e Allievi.
Roberto, che sta macinando chilometri andando dovunque, che ha dovuto accompagnare la squadra a Terni per i play off, chiede un rimborso spese a D'Ambrosio.  
– Cercatevi un'altra squadra – è la risposta.
Però si offre di pagare una pizza a tutta la famiglia per festeggiare la vittoria. Noi decliniamo l'offerta.
Così finisce la stagione 2005-2006. Jason, che nel luglio 2005 era il numero 1.004 della classifica nazionale assoluta, è ora il numero 477.

L'anno dopo, la stagione inizia subito sotto ai soliti auspici: il Pieve Emanuele disputa il campionato di B1, ma Jason rimane con la squadra minore in B2. Di fronte alla sua delusione, suo padre e io cerchiamo di fargli animo, convincendolo che è giovanissimo, che un altro anno di gavetta gli tornerà utile. 

4 commenti:

  1. Personalmente ho sempre diffidato di chi proclama che il "sano" agonismo sia educativo nei confronti dei ragazzi... il problema non è l'agonismo di per sè, ma quello che c'è attorno, le aspettative, le pressioni, l'insensibilità di fondo perchè quello che conta sono i risultati non la persona. Mi viene da pensare che sia parte di quel provincialismo che circonda lo sport italiano, che a differenza di quello praticato nei paesi anglosassoni (ad esempio), dove è possibile praticarlo seriamente anche come materia scolastica, è circondato da speculazioni economiche, spesso per mantenere delle strutture societarie e federali decisamente corpose...
    Mi dispiace, ma così lo sport non offre una bella immagine di se stesso, soprattutto verso i ragazzi. A proposito, ma di questa "piccola storia ignobile", i dirigenti si sono domandati anche solo per un momento cosa avrebbe pensato/sentito il ragazzo?
    Mi chiamo Gaetano Taverna e sono stato per 30 anni un educatore scout, sì uno di quelli che va in giro con i pantaloni corti... tanto per precisare che non solo l'ultimo arrivato in fatto di educazione giovanile.

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  2. Vedo curiose analogie con il mio percorso in Università. Siamo di fronte a un altro "male italico"? Foetunatamente, nel mio caso, il vincolo non c'era e ho potuto sbattere la porta.
    Ora è arrivato il momento che chiunque lo voglia possa sbatterla, quella porta

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  3. Ho praticato sport per tanti anni, ma non ho mai dimostrato quel talento che mi avrebbe potuto creare opportunità ... o problemi, a questo punto.
    Anch'io ignoravo questo vincolo assurdo. Cioè: oggi per cambiare lavoro (lavoro!) mi basta un preavviso di 3 mesi, per cambiare da ragazzino una squadra sportiva del cazzo avrei dovuto aspettare i 25 anni? D'accordo la riconoscenza e la gratitudine, ma credo che qui la situazione sia un poco poco sbilanciata.
    In qualità di neo papà, questa storia mi interessa parecchio.
    Rimango in ascolto.

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  4. Questa parte mi sta dando il mal di pancia... molto mal di pancia.

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