domenica 31 ottobre 2010

9 – L’inverno e poi la primavera

Nell’autunno 2009, ritroviamo Gigliotti a Pieve. Anzi, viene nominato Responsabile della palestra.
Anche se i rapporti tra lui e Antonio sono sempre stati contrassegnati da alti e bassi, Jason ne è rincuorato. A dargli animo è inoltre il trasferimento a Milano della sua ragazza, Elisa, anche lei pongista, che va ad allenarsi a San Donato e a vivere nell’appartamento di Pieve, pagando l’affitto a D’Ambrosio. Come bi ho già detto, puliamo e imbianchiamo a nostre spese.  

Il 21 settembre 2009, dopo un torneo di 2° categoria in cui Jason non ha brillato, D’Ambrosio si presenta in palestra, prende da parte il ragazzo e gli dice che il suo futuro nel Pieve non è assicurato, che per rimanere deve dimostrare il suo valore. Lo informa anche che non ci sarà nessun sparring per gli allenamenti ma solo il cinese della prima squadra, Cheng Jia.
Con questo giocatore, mio figlio ha una totale incompatibilità: Cheng Jia, infatti, non ama allenarsi con chi è sotto il suo livello e, ad ogni errore di Jason, lo riprende pesantemente. Jason si demotiva, si deprime.
Con Zhilong non ci sono incompatibilità, ma nemmeno particolare feeling. Gigliotti, invece, probabilmente per contrasti con il medesimo Cheng Jia, si dedica ai ragazzi più giovani.
Jason si sente parte di un niente. Si allena moltissimo, ore e ore, ma le cose vanno sempre peggio. In partita non riesce mai a entrare, sembra schiacciato da un senso di inadeguatezza e di paura.  Ha perso la sua luce negli occhi,  non ha passione, gioca per finire le partite.
Per allenarsi di più, non sta frequentando la scuola. Quella scuola che aspetta ancora i dati della Società, i programmi delle gare e degli allenamenti e li chiede a noi, perché dall’altra parte nessuno risponde.
Noi lo scopriamo a novembre, perché ce lo dice Elisa, che prima ha già cercato di parlare con Zhilong e il presidente, ma senza avere aiuto. Invano cerchiamo di intervenire.

Che la situazione è molto seria, lo scopriamo un venerdì sera. Siamo in camper, stiamo andando a Terni dove il giorno successivo arriverà Jason con il Pieve per un torneo. Siamo quasi a Genova quando suona il cellulare. È Jason, ci dice che a Terni non verrà, che Gigliotti gli ha comunicato che può restarsene a casa.
Aggiunge che la partita di campionato è andata malissimo, ha perso tutti gli incontri, che lui ne ce la fa più, di non chiamarlo e non cercarlo, se ne starà a casa da solo. E chiude.
Ci fermiamo a una stazione di servizio, Roberto lo richiama, sta un’ora al telefono, poi chiama Antonio Gigliotti, ma Jason non si sposta di un millimetro: a Terni non va. Giriamo il camper e rientriamo. Con che animo, lo potete immaginare.

Tutto continua a peggiorare, il Pieve in serie A2 sta andando bene, ma Jason – che è il terzo giocatore – è l’ombra di se stesso. Antonio non lo porta al 2° Categoria di Terni e poi perde nel girone all’Under 21 di Sermide.  
A gennaio, ci comunica che si ritira definitivamente dalla scuola. Vi risparmio la pantomima che è seguita, con noi stretti tra la preside e il presidente, con le rate che si dovevano comunque pagare e il ragazzo che un giorno poteva rientrare a scuola e sostenere la maturità e il giorno dopo non più, perché era tardi.
La sera, io e Roberto ci guardavamo in faccia e ci chiedevamo: ma la gente, oggi, è tutta così?

Andiamo avanti.
A marzo, D'Ambrosio comunica a Jason che non fa più parte dei progetti della squadra.
“Se vuoi puoi anche rimanere – gli dice – ma a spese tue, tranne per i tornei e i rimborsi”.
Jason e Antonio Gigliotti si siedono a parlare e prendono una decisione, a cui il presidente dà il suo placet: sarà Antonio e non Zhilong ad allenare Jason in vista dei campionati italiani e a sedere nell’angolo durante le partite.
La situazione cambia completamente, il ragazzo riprende forza e fiducia.
Appena prima del torneo nazionale di Castel Goffredo (2° categoria) del 03/04/2010, D’Ambrosio va ancora a parlare con Jason, confermando il non interesse della società. Esprime il suo rincrescimento e gli chiede di comunicargli il nome della squadra a cui fare avere il nulla osta. È questa la primissima volta in cui D’Ambrosio si tradisce: Jason non ci fa caso. Robi non lo sa, perché il ragazzo, in quel periodo, si vergogna al padre quello che sente come un suo fallimento.

Ma la svolta è ormai imminente. 
Il 3 aprile 2009, al torneo nazionale di Castel Goffredo, Jason arriva terzo.
A Terni, ai campionati italiani, vince il titolo Doppio misto Under 21 con Lisa Ridolfi e la medaglia di bronzo nel singolo maschile.
Il 16/5/2010 Jason diventa campione regionale Under 21 nel singolo maschile.
A questo punto D’Ambrosio riavvicina Jason. Stavolta non lo invita a togliere il disturbo. Torna a dire “faremo, diremo, firmeremo”, torna con le sue proposte,  premi, di stage, sempre le solite cose.
Ma Jason è cambiato completamente, questi mesi per lui tremendi lo hanno maturato. Sta pensando per la prima volta al suo futuro e a D’Ambrosio, dopo cinque anni, non crede più. Non vuol sentir parlare di premi futuri, quando il presidente non gli ha neppure dato i 280 euro vinti con i Tornei e i  Campionati di categoria. Non vuole nemmeno sentir parlare di allenarsi un altro anno con Cheng Jia, tanto più che questa volta la partenza di Gigliotti è certa.
Quindi gli dice chiaramente che non intende rimanere a Pieve: del resto è tutto l’anno che sa – per bocca del presidente stesso – di non rientrare nei progetti della squadra.
La risposta di D’Ambrosio lo lascia di sasso: se te ne vuoi andare, mi devi dare 4.000 euro.
Rimaniamo di sasso anche noi, non riusciamo a capire come pensi di costringerci a pagare.
A questo punto, stabiliamo in via definitiva che nostro figlio da lì deve venire via.
Il 13/6/2010 - sempre con Lisa Ridolfi – Jason vince il titolo italiano doppio misto di 2° categoria e la medaglia di bronzo nel singolo maschile. E’ l’ultimo atto della stagione.
Mio marito – nella sua funzione di dirigente del TTAngera - chiama la Federazione a Roma. In vista del cambio del prestito, vuole alcuni chiarimenti sui tempi e sulla validità del nulla osta.
E’ la fine di giugno, e Roberto si sente rispondere che il cartellino di Jason Davide Luini appartiene al Pieve Emanuele.

Qui devo fare un inciso importante. L’Articolo 13 comma 2 del Regolamento recita così:
13.2 Gli atleti di età inferiore a 21 anni sono vincolati sino alla stagione in cui maturano il 21° anno di età e comunque non oltre la fine del quadriennio olimpico. Un atleta, quindi, che al 30 giugno dell’anno in cui si svolgono le Olimpiadi ha maturato una età inferiore ai 21 anni deve, in ogni caso essere considerato svincolato.

La Federazione ha avocato tutta la procedura dei tesseramenti nel 2008, anno olimpico. In quell’anno, il TTAngera ha inviato a Roma il nulla osta. Quindi, chiede di verificare i documenti, l’impiegata gli conferma che nella pratica di Jason c’è il nulla osta del TTA, del tutto inutile perché la proprietà era del Pieve.
A questo punto Roberto scrive, chiedendo ragione del fatto che, all’arrivo del suo nulla osta, nell’anno olimpico, nessuno abbia chiamato per verificare l’evidente anomalia. Ad oggi non ha avuto risposta, nonostante la stessa Federazione lo abbia più volte chiamato per altre quisquilie da nulla.

Ma Roberto, pur arrabbiato per essere stato gabbato e anche preso in giro, ancora non pensa di essere finito in un ginepraio. Non pensa mai e poi mai che D’Ambrosio si rifiuti di lasciar andare il giocatore. Quindi, va a Pieve Emanuele per parlargli, in assoluta tranquillità.  

venerdì 29 ottobre 2010

8 – A volte ritornano

In febbraio, i Circoli della libertà si eclissano e si interrompono i finanziamenti. La cosa finisce sui giornali, perché a Roma i giocatori campioni d'Italia restano senza stipendio. 
http://sport.sky.it/sport/altri_sport/2009/02/16/Tennis_tavolo_Roma_no_stipendi.html

A Pieve Emanuele succede come al congresso di Vienna dopo Napoleone: ritorna al comando  Nicola D'Ambrosio. Il quale non gradisce assolutamente l'attaccamento che i ragazzi hanno sviluppato per Antonio Gigliotti. 
Perché? Non lo sappiamo. Io suppongo - ma è una mia idea personale - perché viola il principio del Dividi et impera tanto caro ai monarchi assoluti. 
Ho qui davanti a me una mail che il presidente invia a Roberto il 6 febbraio del 2009. Dice che Gigliotti si è creato un suo piccolo clan all'interno del club e che – cito -  “in America questo sarebbe punito con cinque anni di carcere”.
Perché scrive queste strane considerazioni a mio marito?
Semplice: perché Jason e Roberto hanno espresso il loro apprezzamento per l'operato di Antonio. Gli allenamenti sono ottimi, adesso, e Jason è sereno.
D'Ambrosio scrive (cito letteralmente): "I soldi per sostenere finanziariamente la crescita di tuo figlio li mette la società e non l'allenatore ed è sempre la società che ha la possibilità di decidere se valga la pena o meno di continuare a investire su un ragazzo; l'allenatore ha semplicemente il compito di operare al meglio sulle scelte fatte da altri preposti a tale scopo (Dirigenza)".
Continua dicendo che il signor Gigliotti se ne dovrà andare  a fine stagione e "se tuo figlio dovesse sentirsi particolarmente legato a lui l'unica cosa che potrà fare è andarsene con lui".
Poi illustra la sua proposta, valida entro e non oltre il 6 febbraio 2009. "Se entro quella data non avrò avuto una risposta ufficiale la mia proposta sarà ritirata e tuo figlio dovrà cercarsi una sistemazione diversa dal Pieve Emanuele".

Ecco la proposta (cito sempre letteralmente):
“1 – L'allenatore sarà Jiang Zhilong
2 – Tuo figlio giocherà in serie A2 (a meno che tuo figlio e i suoi compagni non retrocederanno appposta)
3 – Tuo figlio, oltre al contratto già a tue mani, andrà a spese della società quest'estate per tre settimane/un mese in Cina
4 – Avevamo parlato di aggiungere al contratto già a tue mani 1.000 euro in premi, cosa che confermo in questa sede. Scaletta premi da concordare”.

Di tutto questo, è accaduto che Zhilong è diventato allenatore e che Jason ha giocato la stagione in A2. Della Cina e dei premi, una volta che Jason ha accettato di rimanere, non si è mai più neppure parlato.

Un discorso a parte merita il contratto.
D'Ambrosio parla di "contratto già a tue mani". Roberto ha ricevuto il 15 gennaio una bozza di scrittura privata, su carta intestata di una tale A.S.D. PingPong Pievese, con cui non abbiamo mai avuto a che fare né noi né nostro figlio. La frase iniziale è: "Io sottoscritto Francesco Franzese, Presidente dell'Associazione Sportiva Dilettantistica Pingpong Pievese…"
Alla domanda di mio marito su cosa diavolo significhi, il presidente risponde che è solo un fac simile, per dare l'idea della proposta. Sarà, ma c'è il nome di nostro figlio lì sopra. Tra l'altro, in calce, alla voce firme, c’è il nome di Jason, come dovesse firmare lui, che è ancora minorenne. Comunque, dopo la mail del 6 febbraio, il contratto finisce nello stesso posto della Cina e dei 1.000 euro, cioè nel cestino delle tante carte stracce di questa storia.
In aprile ci arriva un altro contratto, su carta intestata del Pieve Emanuele stavolta. E anche quello, transita e va nel solito posto.
E si arriva al 5 maggio 2009.

Il 5 maggio 2009 Jason è appena tornato dai Campionati Italiani di Terni dove, orfano di Tatulli, non ha potuto difendere il titolo nel doppio ma ha comunque conquistato un argento nel doppio misto Juniores. Nicola D'Ambrosio si presenta in palestra con un contratto.
Questo.


Quando gli dà il foglio e gli chiede di firmarlo, Jason d’acchito fa presente di non avere ancora 18 anni: il presidente gli risponde che non c'è problema, tanto è solo un proforma. Il ragazzo allora lo guarda e vede l’intestazione. Legge qualche riga. E allora chiede perché ci sia il nome di un'altra squadra e di un altro presidente: D’Ambrosio risponde non si può fare con il Pieve perché sta cambiando la dirigenza ed è tutto bloccato, di non preoccuparsi, tutto va bene così.
Jason firma.
Sottolineo, per chiarezza assoluta, che Jason non ha mai giocato per l’ADS PingPong Pievese, né ci ha mai avuto a che fare, né con la squadra né con il presidente. Anzi: di questa squadra non sappiamo nulla e non conosciamo assolutamente il signor Francesco Franzese, che ha apposto la sua firma al contratto in un momento diverso e successivo a quello in cui l’ha apposta mio figlio.

Un mese dopo, nostro figlio ci telefona in lacrime e prega suo padre di portarlo via da Pieve.
Il gruppo che era nato attorno a Gigliotti si sta disfacendo, come previsto. Il suo grande amico Shi se ne va a Messina, i giocatori della prima squadra – che non vengono pagati, pare – frequentano molto meno di prima la palestra, Deniso ormai ha le valigie pronte e così pure Gigliotti. Jason ha perso insomma tutti i riferimenti.
Roberto lo convince a prendere tempo fino a dopo i campionati europei. Ci sono molte cose in gioco, tra cui il cambiare di nuovo scuola. E così Jason parte per Praga, senza un briciolo di serenità. E nonostante questo, nonostante a Praga sia una riserva, riesce a “fare squadra” con i suoi compagni, a essere determinante - se non per i risultati numerici - almeno per il morale di tutti e alla fine arriveranno settimi, il miglior risultato della nazionale giovanile di sempre.

giovedì 28 ottobre 2010

7 –I molti misteri della stagione 2008-2009


In questa puntata sarò costretta a usare parecchie volte il condizionale. Tra il giugno 2008 e il giugno 2009 capitano infatti alcune cose che non siamo in grado di interpretare con certezza.

Nell'estate 2008, il primo evento nebuloso. I cosiddetti Circoli della Libertà di Dell'Utri investono in alcune squadre di tennis tavolo italiane, tra cui l'A.S. Pieve Emanuele. Così viene riferito al padre di Jason da D'Ambrosio in persona, il quale lo informa anche che da quel momento lui non è più il presidente del Pieve. Al posto suo subentrerà come referente il signor Fenini.
Ed è Fenini difatti a fare la proposta a Roberto: Jason si dovrebbe trasferire a Pieve Emanuele, in una casa messa a disposizione della società. La stessa società pagherà una scuola privata (Jason ha quasi 17 anni, va in 4° liceo scientifico) e 200 euro mensili. Con lui dovrebbe trasferirsi Frizzo Tatulli, il suo compagno di squadra, ma – da quel che sappiamo – la famiglia si oppone. Del resto il ragazzo abita a 10 minuti di strada da Pieve.
Per Jason il discorso è diverso. Nella nostra "carriera" di genitori abbiamo sempre seguito una filosofia: aiutare i nostri figli a vedere i pro e i contro di ogni situazione, ma poi lasciarli scegliere per se stessi. E una volta che hanno scelto, appoggiarli.
Jason quindi accetta e a 16 anni e nove mesi nemmeno compiuti lascia la sua casa, la sua scuola, noi. Gli comperiamo una scrivania, una sedia, un televisore, lo aiutiamo a far le valigie e lo accompagniamo nella sua nuova vita.

Io vorrei riuscire a descrivervi quella casa. Non credo di potere. Immaginate un quartiere lontano dal paese, sperduto nella nebbia tra tangenziali e statali. All'ingresso del quartiere, squallidissimi palazzi iniziati e mai finiti. L'appartamento in sé sarebbe anche bello, spazioso e con un terrazzo niente male. Ma ci vivono da anni i giocatori del Pieve, chi va e chi viene, tutti maschi. Non è mai stato pulito. Dico mai. Quel che c'è in cucina, dietro al frigo, sotto gli armadietti, non è descrivibile e non lo scopro subito. Quel giorno vedo bagni al limite della decenza, e l'asse del water lo comprerà poi Jason. In giro, nel ripostiglio, in bagno, sul terrazzo, ci sono scarpe abbandonate da chi se n'è andato, sacchi di vestiti usati chissà da chi … insomma, davanti a mio figlio  faccio finta di niente, ma appena in auto scoppio in un pianto dirotto.
Dell'appartamento non parlerò più, per cui aggiungo che Roberto l'ha imbiancato a nostre spese e che l'abbiamo pulito da cima a fondo.  Aggiungo anche che, rientrando dopo l'estate 2009, Jason ha trovato un favo di api sul balcone. Non c'è stato verso di convincere la dirigenza a chiamare la disinfestazione per cui mio figlio ha affrontato il problema da solo, correndo un grave rischio. E  nell'autunno 2009 resteranno a lungo senza riscaldamento.

La scuola. Io credevo, sciocca che sono, che ci fossero accordi precisi fra la scuola e la società. Che la collaborazione fosse collaudata. Che fossero alle spalle i mille problemi che abbiamo avuto con il vecchio liceo. Invece Roberto è costretto ad andare personalmente a parlare con il preside più volte e trova un muro. Nessuna elasticità di orario per l'impegno sportivo, nessuna interrogazione programmata, nessun aiuto per le assenze in occasione degli impegni con la Nazionale (anche se in classe sono solo in 7!). In compenso, pretesa che il ragazzo frequentasse anche al pomeriggio, lezioni private a pagamento da parte degli stessi insegnanti. Come tutti gli altri allievi, non perché ne avesse necessità. Al di là delle ovvie considerazioni etiche (ero imbufalita), Jason non si era trasferito a Pieve per andare a scuola a tempo pieno. Ci ritrovammo a cercare un'altra scuola e ne trovammo una sola, in centro Milano. Su questa tornerò, parlando del terribile inverno 2010.

Ora siamo ancora all'autunno 2008. E in palestra la tensione è altissima. Il perché, rimane un mistero. Partito Bobocica, che si è trasferito in Francia, ad allenare sono rimasti Patrizio Deniso e Antonio Gigliotti.
Si vocifera di un grosso litigio scoppiato in giugno, alla pizzata di fine anno, tra allenatori e presidente, ma se sia vero non lo sappiamo nemmeno oggi.
Dopo la prima trasferta a Treviso, un altro avvenimento tuttora avvolto nel mistero. Il compagno di Jason, Frizzo Tatulli, sparisce. Non si presenta più agli allenamenti, né alle partite. Jason perde i contatti. Cosa sia accaduto, non lo sappiamo. Ma Frizzo con il Pieve Emanuele ha chiuso per sempre.
Antonio Gigliotti prende il suo posto nella squadra di A2.
E comincia un periodo che ha dell'incredibile. I rapporti di Jason con Antonio migliorano e si lega di grande amicizia all'altro compagno di squadra, il cinese Shi Xiauoyu. Ma si allena anche con il fortissimo Stoyanov e gli altri della prima squadra.
Questi ragazzi si isolano in qualche modo dalle tensioni della dirigenza e giocano, giocano e ancora giocano.

mercoledì 27 ottobre 2010

6 – Dall'agosto 2006 al settembre 2008

Vi racconto in questo capitolo i due anni che seguono.
Che i problemi sono rimasti gli stessi, è chiaro fin dai primi raduni dopo le vacanze.
Jason va sempre a  Pieve una volta la settimana, sempre accompagnato dal padre, uscendo prima da scuola per starci di più. Ma, una volta in palestra, Frizzo viene chiamato da una parte, ad allenarsi con i migliori giocatori d'Italia (Mondello e Piacentini), Jason deve restare dall'altra, con le seconde linee. Persino in occasione di uno stage, vengono fatti viaggiare separati.
Jason patisce pesantemente questa disparità di trattamento. Oltretutto ha 15 anni, molti problemi a scuola dove gli insegnanti non accettano le sue assenze per gli open della nazionale e le sue uscite anticipate. È sempre più chiuso e rabbioso. In cambio di molte rinunce e molti problemi, non solo non gli vengono dati stimoli, consentendogli qualche volta di giocare con i campioni, ma capita  che sia costretto dal nuovo allenatore Antonio Gigliotti a giocare con ragazzi molto meno forti di lui e invitato a rivestirsi e andarsene se non si “allena bene”. Se pensiamo che era uscito prima da scuola  e lui e il padre si erano fatti 80 km su una strada infernale (Autolaghi e Tangenziale di Milano), ha un senso? E soprattutto cosa significa allenarsi bene, in queste condizioni?
Ho sempre tenacemente tenuto miei figli alla larga dal vittimismo e dalla sindrome di Calimero il pulcino nero. Anzi, quando tornavano da scuola lamentando che questo o quell'insegnante li prendevano di mira, o quando davano la colpa ad altri dei loro errori, si beccavano punizione doppia.
Ma in certi momenti di questa storia è stato davvero difficile anche per me non cedere, non vedere la persecuzione (inspiegabile peraltro) in certi comportamenti.

Roberto affronta la questione con il presidente: chiede solamente di investire un po’ di più su Jason visto che comunque i risultati sono buoni, senza togliere niente a nessuno. D’Ambrosio dà due risposte.  
La prima è che Deniso non vuole allenare un ragazzo che vede solo una volta alla settimana, non è il suo metodo.
La seconda, udite udite, è la seguente: ­ - Jason è in prestito, non posso investire con un vincolo così precario.
Roberto non può immaginare di essere preso in giro. E come potrebbe? Pensate che è il Tennis Tavolo Angera a far fare a Jason tutte le visite mediche necessarie per l'attività!  
Quindi il padre insonsapevole assicura il presidente che se la società si fosse comportata correttamente Jason ci sarebbe sempre stato, come del resto è accaduto per cinque anni.
E prende la decisione di portare Jason due volte, con enormi difficoltà. Immaginatevi come la prendono a scuola!
L'allenatore Bobocica, che da tempo ha intuito le potenzialità di Jason, propone al presidente di farlo venire ad abitare a Pieve Emanuele dal settembre 2007, in una delle foresterie della società. Ma il presidente lascia cadere, non ha soldi, non è interessato, non c’è posto.
Ma noi siamo già rincuorati, perché all’inizio della nuova stagione Deniso inizia a prendere a cuore anche Jason e a inserirlo gradualmente nel gruppo dei migliori. Anche con Gigliotti i rapporti migliorano. Ci va bene anche vedere che nostro figlio venga assai utilizzato per fare da sparring a quello che loro ritengono il nuovo giovane emergente dal loro vivaio, riteniamo che sia giusto così, che faccia per un altro ciò che viene fatto per lui. Lo sport deve anche educare, no?
Solo con D’Ambrosio permangono i problemi. In tutti questi mesi, l'atteggiamento del presidente nei confronti di mio figlio (e nostri) non cambia: quando ha bisogno lo corteggia, promette "faremo, costruiremo, firmeremo… “(e non abbiamo mai firmato niente), e appena ha ottenuto il risultato lo mette da parte. Continua, e continuerà fino alla fine, a non pagare per lui le quote di iscrizione ai tornei. Le paghiamo noi, e io mi sento come una che paga perchè quella schiappa di suo figlio vada in campo. Mentre invece mio figlio porta al successo i colori della sua squadra!

Jason disputa tutti i tornei regionali, non solo quelli più prestigiosi, o solo i nazionali: gli abbiamo insegnato che è una questione di rispetto verso la sua squadra e verso coloro che lavorano per organizzare questi eventi. E anche verso se stesso: più gioca, più cresce.
E difatti cresce, i risultati sono lì a dimostrarlo.


Ma è inutile chiedere, parlare, cercare un dialogo. Orrmai noi abbiamo capito come lavora D'Ambrosio. Imprenditore capace e lungimirante, questo lo possiamo ammettere, ma nella sua filosofia la società è lui e solo lui, tutti gli altri sono comparse. Fino al momento in cui ha bisogno di te: allora ti parla, ti affabula propria, la società si trasforma magicamente nella Famiglia, con la F maiuscola, e si appella alla tua lealtà.
Ora, sentite questa.
E’ inverno, siamo all'aeroporto della Malpensa. La nazionale giovanile sta partendo per l'Ungheria. Io ho qualche dubbio che in Federazione abbiano fatto tutto per bene, perché Jason non ha il passaporto. Ma Roberto mi tranquillizza: avranno un permesso comune, no?
Non ce l'hanno, nessuno ci ha pensato: Jason e Frizzo, in possesso solo della carta d'identità, vengono bloccati all'imbarco. Siccome io me l'aspettavo, mi son portata il passaporto, su cui compaiono i miei figli. Come dire: se sull'aereo salgo anch'io, Jason può partire. Il posto c’è, sono in ferie, nessun problema.
Invece il problema c'è: Frizzo, l'amico e compagno, che rimane a terra. Ci consultiamo, ma la decisione è scontata: Jason resterà a casa con il suo compagno.
Allora per chi la società è una famiglia?

Risultati di Jason in questi due anni:

2006/2007  
Campione Italiano Juniores nel Doppio Maschile
Argento Juniores Doppio Maschile
Argento 3° Categoria Doppio Maschile
Argento 3° Categoria Doppio Misto
3° in Campionato Nazionale Serie B2

2007/2008  
Campione Italiano Juniores nel Doppio Maschile
Campione Italiano Juniores a Squadre Maschile
Bronzo Juniores Doppio Misto
Bronzo Under 21 Doppio Misto
5° in Campionato Nazionale Serie B1
7° Campionati Europei Praga
3° al Torneo Naz. Under 21 di Terni 
3° al Torneo Naz. di 3° Cat. Doppio M. di Cortemaggiore
2° al Torneo Naz. di 3° Cat. Doppio M. di La Spezia
3° al Torneo Naz. Juniores di Este (PD)



martedì 26 ottobre 2010

5 – Per il bene della squadra

No, il campionato di B2 non sta andando affatto bene. 
Se continua così, il traguardo della B1 è irraggiungibile. Anzi, la squadra rischia di non entrare nemmeno nei play-off.  Il giovane Frizzo Tatulli vince, è in un periodo di grande forma,  ma il suo compagno di squadra, quello adulto, quello a cui è stato sacrificato Jason, ha perso tutte le partite.
Con un tempismo davvero impeccabile, bisogna riconoscerlo, il Presidente D'Ambrosio chiama Jason. In fondo lo ha preso per fare la squadra che andrà in B1, no? Quindi mio figlio si ritrova in quello che doveva essere fin da principio il suo posto, con qualche responsabilità in più caricata sulle spalle. 
Jason si lascia tutte le delusioni alle spalle, entra in squadra e lui e Frizzo conquistano un posto a Terni.
Non basta: il 16 aprile 2006 – il giorno di Pasqua - Jason vince clamorosamente il torneo nazionale di 4 categoria. Accanto a lui, nella palestra del Coni, quel giorno ci sono solo i suoi genitori.  Sulla panchina, mentre gioca, non c'é nessuno del Pieve Emanuele, ma il suo amico Simone Leto, amico dei tempi del Corona Ferrea di Monza.  L'iscrizione al torneo l'abbiamo pagata noi, come abbiamo pagato tutte le iscrizioni a tutti tornei, le racchette, le gomme, i telai, e le trasferte.  Nonché lo sparring partner che il padre paga personalmente per allenare il ragazzo.
Ma Jason vince. L'allenamento settimanale con Bobocica, che si aggiunge a quelli con Vili e allo sparring, danno i loro frutti.

E dopo questa vittoria gli arriva la prima convocazione in Nazionale, per un open in Spagna. Il suo primo importante impegno a livello internazionale.
Jason finalmente  torna a sorridere, possiamo dire che è matto per la contentezza, e chi non lo sarebbe, alla sua età? Peccato che questo torneo sia in concomitanza con i play off di Terni.
La società si oppone alla sua partenza, ha bisogno di lui per conquistare la promozione in B1, ma nessun giocatore può rifiutare una convocazione in Nazionale. 
Come andò davvero, chi telefonò a chi, quali canali vennero attivati, non lo sappiamo con certezza.
Ciò che è certo è che al padre di Jason arrivò una telefonata dall'allenatore della Nazionale, Stefan Stefanov, che gli chiese "per favore" di rifiutare la convocazione, che questo favore veniva richiesto direttamente da un'alta carica della Federazione e che Jason così avrebbe acquisito un "credito".
Per il bene del Pieve Emanuele, Jason, 14 anni e qualche mese, rifiutò la sua prima convocazione in nazionale, il suo primo viaggio all'estero da solo. Immaginatevi con che animo.
Racconto questa cosa perché è importante: oggi il signor D'Ambrosio accusa Jason e noi di essere degli ingrati. A parte che non è vero, perché abbiamo sempre riconosciuto i meriti della società e dei suoi allenatori sui risultati di Jason, ma abbiamo anche ricambiato. Jason, e anche noi.

Jason quindi va ai play off  e dà il suo contributo alla squadra, che conquista la B1.
Non solo: ai campionati italiani, lui e Frizzo Tatulli conquistano il titolo allievi a squadre e il terzo posto nel doppio maschile Juniores. E Jason, in singolo, diventa campione regionale Juniores e Allievi.
Roberto, che sta macinando chilometri andando dovunque, che ha dovuto accompagnare la squadra a Terni per i play off, chiede un rimborso spese a D'Ambrosio.  
– Cercatevi un'altra squadra – è la risposta.
Però si offre di pagare una pizza a tutta la famiglia per festeggiare la vittoria. Noi decliniamo l'offerta.
Così finisce la stagione 2005-2006. Jason, che nel luglio 2005 era il numero 1.004 della classifica nazionale assoluta, è ora il numero 477.

L'anno dopo, la stagione inizia subito sotto ai soliti auspici: il Pieve Emanuele disputa il campionato di B1, ma Jason rimane con la squadra minore in B2. Di fronte alla sua delusione, suo padre e io cerchiamo di fargli animo, convincendolo che è giovanissimo, che un altro anno di gavetta gli tornerà utile. 

lunedì 25 ottobre 2010

4 - I primi mesi a Pieve Emanuele

Jason quindi va a Pieve Emanuele.  È distante 80 km da casa nostra,  ma  si recherà  ad allenarsi  con la squadra inizialmente una volta alla settimana, accompagnato dal padre (mai un ritardo, con tutti i tempi atmosferici, neve compresa) e – come prima –gli altri 4 giorni si allenerà con Vili ad Angera. È un passo importante per la sua crescita come giocatore. A Pieve, sarà in squadra con un ragazzo della sua stessa età, che milita nella stessa categoria. Insieme si alleneranno, insieme giocheranno i doppi nei tornei nazionali, insieme formeranno la squadra del campionato B2.
Questi, almeno, sono gli accordi verbali tra il presidente del TT Pieve Nicola D'Ambrosio e Roberto Luini, nella sua duplice veste di rappresentante del TTA e padre del ragazzo.

Che qualcosa non va, lo scopriamo quasi subito.
La società fornisce a Jason una tuta, due magliette e una borsa usata, abbandonata da un ex giocatore, e diversa da quella in dotazione ai suoi compagni. Nemmeno un paio di pantaloncini. Stringe il cuore vedere la squadra arrivare in palestra, tutti vestiti uguali, con la stessa borsa, tranne Jason. Una sciocchezza, pensiamo noi, ma  Jason ha 14 anni, Jason si vergognava, di quella borsa.
Anche l'allenamento non è quello che si aspettava. Appena arrivato, nel primissimo pomeriggio, Jason gioca con il suo compagno Frizzo Tatulli. Ma quando Patrizio Deniso, l'allenatore della prima squadra, si prende Tatulli.
Solo Tatulli.
E Jason spesso rimane ad allenarsi con le seconde linee.
Come se non bastasse, niente campionato di B2. Ma come, non l’hanno voluto proprio per questo, nostro figlio? Per fare la squadra con Tatulli e conquistare il passaggio in B1? Cosa è successo?
È successo che siamo in Italia. C’è un giocatore adulto che pretende di giocare e, secondo le voci non controllate che circolano, è un finanziatore della società. Dirgli di no, equivale a perdere i suoi contributi. Jason quindi viene confinato in C1, dove non c'era bisogno di lui e dove i titolari (tutti adulti) non lo vogliono tra i piedi.

Quindi, Jason si ritrova isolato, messo da parte. La luce che ha sempre avuto negli occhi, spesso, tornando in auto da Pieve è spenta. Suo padre se ne accorge, ma lo incoraggia. Gli parla delle cose positive.
Perché ci sono, sia chiaro. Ad allenare il Pieve Emanuele c'è il rumeno Bobocica, che ne intuisce le potenzialità e lo prende sotto la sua ala. Una bella persona, Bobocica, l’ho conosciuto e apprezzato, e in più un allenatore di grande livello, che poi verrà chiamato ad allenare una squadra europea.
E c'è il suo compagno, Frizzo Tatulli. Questi due ragazzi, nonostante la dirigenza della squadra faccia di tutto per renderli nemici, con un trattamento di una disparità impressionante, riescono a fregarsene e a divertirsi insieme.  Meravigliosa capacità della giovinezza.

Ma se con il figlio cerca di gettare acqua sul fuoco, qualche spiegazione per sé Roberto la pretenderebbe. Affronta direttamente Nicola D’Ambrosio, perché è chiaro che le direttive vengono da lui: Deniso è un dipendente, allena quelli che gli dicono di allenare. Roberto gli chiede perché quello che era stato garantito al momento del prestito non viene rispettato.  
– Sai, lui è  in prestito, il vincolo è precario, non possiamo investire su di lui – gli risponde.
Lo sapeva anche prima, direte voi, ed è quello che dissi anch’io.

Ma qui devo introdurre un colpo di scena:  Jason non è più in prestito!
Il TTA Angera non lo sa,  noi genitori men che meno, ma Jason è già del Pieve Emanuele.  Perché quando Roberto ha consegnato il Nulla Osta non sapeva – non aveva capito, non aveva letto, che importanza ha ormai? – di doverlo anche tesserare.
Nicola D'Ambrosio probabilmente, quando ha ricevuto il nulla osta dalle mani di Roberto, ignorava che il TTA non avesse proceduto al tesseramento. Ma poi lo ha scoperto, ovviamente. Oltre che presidente del Pieve era anche consigliere della Fitet Lombardia. E cosa ha fatto?
Lo ha tesserato lui. Prendendosi, di fatto, il cartellino. Senza dire nulla al TTA, tantomeno ai suoi genitori – i genitori di un minorenne! - anzi sostenendo con tutti la commedia secondo la quale Jason era in prestito. Legando di fatto Jason fino ai 21 anni, vincolandone scelte e spostamenti al suo insindacabile giudizio.
Cosa devo pensare di questa cosa?
La legge non ammette ignoranza, certo, Roberto e il TTA hanno sbagliato la procedura. Ma esiste una cosa chiamata correttezza.

Jason quindi è del Pieve Emanuele a tutti gli effetti, ma – chissà perché – viene tenuto alla larga dalla prima squadra. E intanto il campionato di B2 non sta andando bene...

domenica 24 ottobre 2010

3- Il vincolo sportivo: un’anomalia italiana

Prima di entrare nel vivo di questa storia, devo parlare del cosiddetto “vincolo sportivo”.
Il vincolo sportivo esiste solo in Italia. Consiste in un legame indissolubile, a tempo indeterminato o variamente determinato ma sempre irragionevole, fra l’atleta e la società di appartenenza con la facoltà di scioglimento concessa solo a quest’ultima. Per effetto di detto vincolo, il trasferimento ad altra società è impossibile. Se tu non vuoi più giocare per quella squadra, insomma, puoi solo smettere di giocare.
Il vincolo sportivo viola le seguenti norme:
L’ Art. 1 della Legge 23 Marzo 1981 n. 91 che recita :
" l'esercizio dell'attività sportiva, sia essa svolta in forma individuale o collettiva, sia in forma professionistica o dilettantistica è libero".
L' Art. 18 della Costituzione che recita
" I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente senza autorizzazione per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale... "
Il Comma 2 dell' Art. 24 del Codice Civile che recita :
"L'Associato può sempre recedere dall' Associazione [ 1373 c.c. ] se non ha assunto l'obbligo di farne parte per un tempo indeterminato..."
L’' Art. 20 della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo del 1948 che recita:
"Nessuno può essere costretto a far parte di una associazione... "[ Cassaz.Civ. , Sez. 1, 14 del 1997, n. 4244 in Mass. giur. lav. 1998,18 ]

Da anni si parla di abolirlo ma di fatto è stato abolito solo per i professionisti, cioè per quella ristretta e privilegiata categoria che trae il proprio sostentamento dall’attività sportiva. Si è ritenuto, insomma, che l’unico diritto del giocatore sia di scegliere il proprio interesse economico. Tutto il resto – serenità, entusiasmo, soddisfazioni – non contano nulla per il legislatore sportivo.
La FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) il 14 maggio 2002 ha soppresso il vincolo a vita, limitandolo al compimento del 25° anno di età. Nel comunicato, la FGIC parla apertamente di come tale norma abbia purtroppo portato a situazioni fuori della legalità, con conflitti di interesse soprattutto a livello regionale e a denunce per tentata estorsione.
Altre federazioni l’hanno seguita. Il regolamento della FITET (Federazione Italiana Tennis Tavolo) limita ora il vincolo sportivo al compimento del 21° anno di età.
Fino a quel momento, un bambino o un ragazzo (perché di loro stiamo parlando, non dimentichiamolo mai) può andare a giocare per una squadra solo ed esclusivamente se la squadra che detiene il suo cartellino – cioè che l’ha tesserato – gli firma il nulla osta.

Quindi, nell’estate del 2005, il TennisTavolo Angera – che da poco aveva cambiato compagine sociale, rilevato e rilanciato da cinque papà entusiasti e appassionati ma ancora un po’ sperduti nei meandri dei regolamenti federali – firma il Nulla Osta per concedere in prestito annuale il giocatore Jason Davide Luini, di anni 14.
E’ il padre di Jason, Roberto, nella sua qualità di segretario del TTA, a spedire tale Nulla Osta alla Fitet Lombardia (che ha gestito i tesseramenti fino al 2007) e a consegnarne personalmente una copia al signor Nicola D’Ambrosio, presidente del TT Pieve Emanuele e allora consigliere della medesima Fitet Lombardia.
Roberto non immagina certo in quel momento di aver sbagliato la procedura.
Nessuno glielo dice e nessuno glielo dirà.

Bibliografia sul vincolo sportivo

http://www.rdes.it/riv1_moro.pdf

sabato 23 ottobre 2010

2 - Come si finisce nel rullo compressore dello sport agonistico?

Ricordo benissimo quella sera. Siamo seduti sugli spalti di un palazzetto sul Lago d’Iseo. Si giocano i campionati regionali e in campo c’è mio figlio maggiore. Jason ha cinque anni e mezzo ed è seduto in mezzo a noi. Da quando ha scoperto la palestra. con suo padre e suo fratello, ha preso a giocare.
Si avvicina Lisa Piantanida, all’epoca presidentessa del TTA (Tennis Tavolo Angera).
– Vorrei parlarvi di Jason – dice.
A me passa un brivido gelato nella schiena. Lei continua. – Non so spiegarvelo meglio, ma lui ha un talento naturale. Sente la pallina. Io vorrei seguirlo.
Accettammo, e da quel momento Jason divenne la speranza del TTA.
Non avrebbe giocato in tornei e campionati fino agli 8 anni, come da regolamento, ma si allenava come se dovesse andare in campo. Non arrivava al tavolo, ma era incredibile quel che riusciva a fare anche grazie alla sua allenatrice, Velislava Veleva (Vili).  E a casa, davanti al tavolino della sala, provava le battute senza racchetta e senza pallina.
Può giocare solo nei piccoli tornei sociali ed eccolo alla sua prima premiazione (è il più piccino).

Poi, a 8 anni appena compiuti, esordì.
Era il 1999 e giocò nel TTA fino al 2002. In quegli anni, oltre a diversi tornei, conquistò due medaglie d’argento ai Campionati italiani, nel doppio maschile giovanissimi.
Proprio in occasione del secondo successo, a Terni, suo padre venne avvicinato dal presidente della società Corona Ferrea di Monza, Roberto Savoia, e dall’allenatore Stefan Stefanov che gli chiesero in prestito Jason per un anno.
Accettammo, e per Jason iniziò una nuova fase.
Monza, da casa nostra, sta a circa un’ora e mezzo di macchina. Jason ci andava una volta la settimana, appena uscito da scuola. Gli altri 4 giorni della settimana, continuava ad allenarsi con Vili nella palestra del TTA. A Monza rimane fino al 2005 e disputa i Campionati D2, D1 e C2. 2005 . Vince un bronzo ai Campionati italiani, categoria ragazzi e diversi tornei, ma soprattutto compie il passaggio dall’infanzia all’adolescenza che per uno sportivo è ancora più delicato.
Nel 2005, sempre a Terni, durante i campionati italiani, mio marito viene contattato dal T.T. Pieve Emanuele, uno dei club più titolati d’Italia, che gli chiedono in prestito il ragazzo.

Ancora una volta, dicemmo di sì.

1 - Jason

Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare, così solita e banale come tante
Che non merita nemmeno due colonne su un giornale, o una musica, o parole un po' rimate
(Francesco Guccini)

Il bambino con gli occhi luminosi che vedete qui sopra è Jason. Mio figlio. 
Jason Davide Luini compirà 19 anni il 10 dicembre. Nella foto qui sopra, non ne aveva ancora 5. E' stata scattata nella palestra della società sportiva Tennis Tavolo Angera. Come e perché abbia iniziato questa attività sportiva, e chi vide il suo talento, ve lo racconterò in questo blog. Così come vi racconterò il sopruso, viziato da arroganze, conflitti di interesse e incapacità decisionali che da mesi gli impedisce di giocare, con l'incubo concreto di non poter mai più gareggiare.
Ve la racconterò io questa storia. La documenterò con copie di mail, di contratti, di lettere raccomandate.
Io, sua madre. Chi sono e cosa faccio nella vita, è facile scoprirlo: sono qui con il mio nome. Basta digitarlo su Google. Avrei potuto raccontarla prima, questa storia, ma non ho voluto. Finora ho guardato, ascoltato.
Aspettato.
Ora ho capito che aver fiducia è inutile. Che la giustizia non trionferà. La storia di mio figlio è una piccola storia, perché lui per fortuna è vivo e fisicamente sta bene. Ma resta una storia di sopruso e di arroganza, in cui chi non detiene il potere viene schiacciato senza pietà. Anche se è un ragazzo di diciotto anni, a cui hanno tolto la luce dagli occhi.
Io non ho armi, tranne le parole. Le parole fanno paura, dice Saviano.
Proverò a rompere questo muro. Almeno un mattone.