mercoledì 3 novembre 2010

11 – Ultimo capitolo

La notizia ci raggiunge in viaggio: la riunione è finita e il consiglio non si è pronunciato.
Pare – abbiamo notizie di seconda mano – che il ricorso non fosse nemmeno all'ordine del giorno. Ne parlano ufficiosamente, e informalmente incaricano un procuratore federale.
Forse.
Ufficiosamente.
Informalmente.
Tutto avvolto in una nebbia che sta nascondendo mio figlio, perché nessuno lo veda. Perché nessuno ne parli. Si stuferanno, i Luini. Sono solo poveretti, senza potere, senza cariche.
Il giorno dopo, Roberto partecipa all'assemblea generale. La prima persona che vede, entrando nell'hotel, è D'Ambrosio. Più tardi viene avvicinato dal procuratore, che è già stato a sua volta avvicinato dal signor D'Ambrosio. Vuole trovare una soluzione pacifica, e chiede chiarimenti.  Roberto gli spiega tutto nei dettagli e alla fine il procuratore dice che in questa storia c'è di più di quello che pensava. Il procuratore chiede la documentazione. Roberto la invia via fax il 1° ottobre.
Anche noi vorremmo trovare una soluzione di buon senso. Ma per D'Ambrosio l'unica soluzione è averla vinta, a quanto pare.

Intanto i campionati sono iniziati e Jason non gioca.
Aprono una posizione disciplinare il 19 ottobre. Non sappiamo se al Presidente della federazione Lombardia o al presidente del Pieve, non si capisce.
Roberto scrive anche al Garante, al Coni, perché non sappiamo quale organo attivare se il consiglio federale non delibera, sbattiamo la testa al muro, perché il tempo sta scadendo e non sappiamo più cosa fare per aiutare un ragazzo che chiede solo di continuare a giocare.
Mandiamo un amico a Pieve, a documentare con la videocamera le violazioni alla sicurezza della palestra e inviamo il filmato alla federazione.

Venerdì 22 ottobre, Nicola D'Ambrosio, in versione presidente del Pieve,  scrive sul sito della società la sua versione dei fatti, vi potete immaginare come. Tra le alte cose parla della famiglia Luini come di ingrati che non hanno mai apprezzato ciò che il Pieve ha fatto per Jason. Poi, in versione presidente della Fitet Lombardia, fa linkare il suo intervento sul sito di quest'ultima.
Il nostro avvocato dice a Roberto di rispondere sul sito del TTA Angera. Ma l'addetto stampa della Fitet, a cui Roberto invia il link, gli risponde che D'Ambrosio, sempre nella sua versione presidente della Fitet Lombardia, ha negato l'autorizzazione.
Cioè ha negato a Roberto Luini e al TTA diritto di replica.
E' a questo punto che ho aperto questo blog, di cui siamo quasi alla fine.

Sabato 23, a Torino, D'Ambrosio cerca di avvicinare Jason, per parlare. Il ragazzo si sottrae.
Domenica sera Nicola D'Ambrosio gli invia una mail d'addio. La intitola proprio così: Addio.
Io avevo letto solo le mail in cui disponeva, ordinava, dava ultimatum.
Per la prima volta l'ho visto nell'altra versione, quella di quando ha bisogno, e vuole sedurti, commuoverti, eccetera. E vi giuro che mi sono ritrovata inconsciamente a considerare quelle che elenca come le sue ragioni, io che ho vissuto la vicenda per intero, che conosco mio marito da 30 anni per la bellissima persona che è, che ho visto star male mio figlio…
Ho provato per la prima volta sulla mia pelle quell'effetto manipolatorio che ha tenuto lì mio figlio per 5 anni, credendo sempre che "stavolta dice sul serio, stavolta è quella buona".
La mail inizia così:
Sabato mattina a Torino per l'ultima volta in vita mia ho cercato di parlarti e possibilmente di farti ragionare, ma tu non hai voluto.
Non fa niente, la vita continua lo stesso.
Comunque, affinchè non ti rimanga l'idea che tu hai ragione e sei la vittima di tutta questa vicenda ed io torto, ho deciso di scriverti in forma privata, senza chiasso, ma semplicemente illustrarti i motivi per i quali è stato giusto non cedere ai capricci di un bambino di 18 anni.

Ma quello che mi imbestialisce è questo

Sin dal primo  momento ho cercato di farti ragionare e far rientrare la tua assurda richiesta che a noi sarebbe costato dal punto di vista tecnico un enormità.
Sai, con questa mail ti comunico ufficialmente che noi esistiamo, con le nostre problematiche, sogni ed aspirazioni e non tu non sei da solo al Mondo, per cui libero di non tener conto o dar conto a nessuno del tuo operato, ma soprattutto non tener conto delle conseguenze sugli altri delle tue scelte !!! 
Giusto per farti capire il danno tecnico a cui saremmo andati incontro, ti elenco un po di cose che la società perdeva accettando di lasciarti andare:
- ci veniva a mancare il quarto in A1; - adesso se uno si fa male per noi è un disastro !!!
- ci veniva a mancare il numero 1 in B1 e come conseguenza adesso giochiamo quel campionato per non retrocedere mentre con te avremmo giocato per salire in A2 !!!;
- ci veniva a mancare la squadra ed il doppio Under 21 ai Campionati Italiani Giovanili !!!!!  
e questo solo per dirti le cose più eclatanti, ma ce ne sono altre ancora.
Tutte queste cose le hai mai valutate?

Vorrei ricordare a chi mi sta leggendo che questo è lo stesso uomo che ha detto più volte a Jason "non fai più parte dei progetti della squadra", che scrive a mio marito sullo stesso tono.
Vorrei anche ricordare che Jason non gioca più, quindi le conseguenze "a cui sarebbero andati incontro" sono le conseguenze a cui sono andati incontro, facendo molto male a un ragazzo.
Il quarto in A1, sottolineo ancora, non gioca praticamente mai. Quindi, Jason o un altro fa lo stesso. E infine, cosa sarebbe questa novità, che senza Jason giocano per non retrocedere?
Ma come, signor D'Ambrosio, non era lei al telefono a dire "Io non ho bisogno di Jason Luini?"

Più avanti, parla a un ragazzo di suo padre come di persona non lucida e ingrata, di cui non ci si può fidare. Questo non lo commento.
Dopo questa mail, Roberto – ormai davvero stremato – va a Pieve e si fa notare disturbando una partita. Contro tutti i suoi principi. Rischia l'aggressione da parte del vicepresidente Cervi, chiama i vigili e davanti a loro D'Ambrosio si lascia sfuggire che Jason era stato ceduto in prestito. Racconta la vicenda per mail a tutti i tesserati e D'Ambrosio gli scrive un sms il 31 ottobre.
Lo ha reso pubblico anche lui, proprio oggi.
Eccolo. 
Ho letto la tua ennesima mail. Quello che penso è che la differenza tra te e me è che continui a dire e a scrivere solo piccoli pezzi di verità mentre io dico sempre tutta la verità e solo la verità davanti a tutti, anche venerdì sera davanti ai due vigili. Per questo non mi sento affatto in colpa. Ovviamente non ho nessuna intenzione di cedere alle tue “gesta” qualsiasi esse siano. Tieni questo sms perchè quando sarà finita questa brutta storia sarò disponibile a partecipare ad un pubblico dibattito chiamando allo stesso tutte le persone che possono aver vissuto  in prima persona parti di questa storia e ti dimostrerò nei fatti quanto sei di parte, per cui incapace di essere obbiettivo  nei tuoi giudizi.

La verità, tutta intera, senza celare le cose che non fanno onore a me e a mio marito – compresa la nostra stupidità - l'ho raccontata io, qui.
Se Jason ha deciso di andarsene da Pieve non è stato né per soldi né per gloria.
Vuole solo ritrovare il gusto di giocare, vuole ritrovare quella serenità che il presidente del Pieve, lui e solo lui, gli ha portato via ogni volta che riusciva a conquistarla. Dicendogli "non c'è più posto per te" nel momento più difficile della sua vita, chiedendogli di scegliere tra il presidente e il suo allenatore Gigliotti, promettendogli la Cina quando nessuno gli aveva chiesto nulla, per poi deluderlo.
Al Pieve è cresciuto come giocatore, è vero. Ma grazie gli allenatori che si sono succeduti in questi anni, ai quali sia noi che Jason siamo profondamente grati e ai quali, se mi leggono, voglio personalmente dire grazie. Hanno lavorato sempre in condizioni difficilissime. E poi mio figlio non è la persona più malleabile che esista, questo lo so meglio di tutti.  

E siamo davvero alla fine.
Il signor Nicola d'Ambrosio dichiara che non cederà. Io sono un'analista di parole e vi dico che il verbo che sceglie – cedere – ci spiega meglio di tutto perché sta agendo così.
Sta giocando e vuole vincere. Peccato che la posta in gioco sia mio figlio. Non solo la sua carriera, ma la sua serenità. Ha deciso di portargli via la sua grande passione, in cambio di nulla. Un uomo di 60 anni che rovina un ragazzo. Ci sono momenti in cui non riesco a crederci. 
"Roberto Luini vuole interessare mezzo mondo della vicenda" ha scritto, oggi 3 novembre, il signor D'Ambrosio sul suo sito.
E che dobbiamo fare, tacere?
Accettare la sua prepotenza?
Abbassare il capo?
Accettare che un uomo di quasi 60 anni, giochi a chi ce l'ha più lungo con un ragazzo? Devo accettare questo e tacere?

"Cos'altro può portarmi via?" mi ha chiesto settimana scorsa mio figlio. Non lo so. Per ora Jason è forte, si mantiene saldo.   
Ho aperto mostrandovi mio figlio com'era. Ho messo foto sempre al tavolo o sul podio. Chiudo con la foto che vuole lui, che lo ritrae ancora una volta al tavolo. Dove sogna di tornare.
Grazie a tutti.


12 commenti:

  1. auguro a jason con tutto il cuore di tornare a giocare serenamente.
    cristina

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  2. Davvero una vergogna, il comportamento di questo personaggio. Mi stupisco che gli organi di informazione non diano spazio alla vicenda. Possibile che, ad esempio, il Cittadino di Lodi, Il Giorno, l'edizione milanese del Corriere della Sera non ne parlano?

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  3. Riguardo ai giornali, ci sto lavorando. Non è facile, il tennistavolo è sport minore. Ma ho dei cari amici che mi stanno dando una mano.

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  4. Di getto, perdona la franchezza:
    ma come si fa a credere che uno che dice 50 bugie alla 51esima dica il vero?!

    Se c'è stato un errore è solo averci parlato troppo. Lo so, lo immagino... nella speranza che le cose si aggiustassero per il bene di un figlio si pensa sempre che anche gli altri addivengano a più miti consigli. Mi dispiace tanto per le sofferenze che hai/avete passato. MA.

    (Forse non si comincia con "ma" una frase...) MA:
    lo sport insegna a non arrendersi;
    a non reagire alle provocazioni;
    ad accettare con lo stesso animo vittorie e sconfitte;
    caro Jason, continuo a non conoscerti, ma mi sento di dirti di non cedere all'ira, all'odio, alla rivalsa. Leggendo la versione altrui non cedere ai sensi di colpa che naturalmente faranno capolino abilmente evocati dal vecchio livoroso. Vedi, le brave persone tendono per loro natura a chiedersi se hanno colpa di qualcosa anche quando vengono arrotate... Tu non sei forte per merito loro. Tu sei come una quercia cresciuta su un pendio che ha subito una frana. Le piante vanno sempre verso l'alto e dopo la frana l'"alto" è in un altra direzione e la pianta si storge per cercare il sole. La quercia è forte anche se ha una piega, una specie di cicatrice che testimonierà per sempre che ha sofferto. Ma se è forte non è merito della frana... è forte perchè è una quercia e lo sarà anche domani quando la frana sarà un ricordo. Ebbene Jason penso che questo domani sia molto vicino, anche se a te magari sembra lontanissimo. Allena il tuo corpo e la tua mente, sii sereno, e accumula voglia, passione, energia. Il momento in cui potrai scaricarla liberamente sul tavolo si avvicina ogni giorno, mentre a qualcun altro si avvicina la pensione...

    Intanto benissimo la guerra delle parole, delle idee e ... delle carte. Facciamo circolare la conoscenza dei fatti, basterà. I cattivi devono avere paura. Forza Lilli. un abbraccio

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  5. Non ci capisco nulla di tennis tavolo e di regolamenti...ma riconosco una ingiustizia " a naso"....Non mollate Lilli...Chi crede nello sport, quello VERO, ed alle sue capacità educative SA che siete dalla parte giusta. VI abbraccio.
    A presto!
    Simonetta

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  6. Andate avanti e lottate per i vostri diritti.
    Un caro saluto.
    Giovanni Greco (tesserato FITeT)

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  7. Dai un abbraccio a Jason da parte mia, ok?
    Se posso contribuire alla causa, son qua.

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  8. Grazie a tutti. Il blog resta aperto e vi racconterò in diretta quel che accade. Perchè continua ad accadere. Ieri mio marito ha ricevuto un'altra mail. Ve la farò leggere.
    Foreman writer: hai ragione, come si fa a credergli? Eppure ti assicuro che esiste un effetto manipolatorio, ci sono persone così. Jason voleva crederci, probabilmente. E Roberto anche. Non lo so. Ma il risveglio è stato brusco.

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  9. Vedo che il caso di Jason ha avuto molta risonanza nell'ambiente del Tennistavolo, guardate questo link.

    http://www.tennis-tavolo.com/forum/showthread.php?t=21680

    La condanna e la disistima per questo "personaggio" che agisce in duplice veste di Presidente del Pieve e dalla federazione lombarda è dura e unanime.
    Forza Lilli e Jason!

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  10. Sono senza parole.
    E' veramente una storia incredibile.Mi sembra assurdo che una persona possa fare il bello e brutto tempo a suo piacimento,facendo soffrire un'intera famiglia.
    La lealtà e la fiducia,specialmente nello sport, sono fondamentali.Che tipo di insegnamento trarrà da questa vicenda Jason ?
    Non mollare Lilli, siamo tutti con te !!!

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  11. Ha i connotati di una storia kafkiana e il sapore di un racconto di mafia.
    Trovo assurdo e vergognoso il comportamento di costui che si arroga il diritto di giocare con la vita di un ragazzo e di colpirne la mente e il cuore.
    Trovo vergognoso e imperdonabile il modo con cui il mondo dello sport, le sue leggi e le autorità competenti glielo lascino fare. Dovrebbe essere allontanato e punito.

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  12. Mamma mia, se non fosse per la serietà della situazione verrebbe da ridere pensando a questo tipo che, presidente della Fitet Lombardia, notifica a se stesso il ricorso di Jason. Pazzesco...
    Un'idea interessante, vista la perfetta regolarità della società, sarebbe invitare i carabinieri all'assemblea dei soci che DEVE tenersi ogni anno con preavviso all'albo, così magari per lo meno si scopre chi è il vero segretario.
    Silvio

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