mercoledì 24 novembre 2010

Epilogo


Sabato 20 novembre si è tenuto a Roma il Consiglio Federale. Tra le questioni all'ordine del giorno il ricorso di Jason. 
Sabato sera siamo stati informati che il consiglio aveva respinto l'istanza di mio figlio in quanto non ha ritenuto sufficienti le motivazioni. Contemporaneamente, ci veniva richiesto di rimanere in attesa, in quanto era intenzione del Consiglio Federale richiedere in via "bonaria" lo svincolo di Jason.
Eravamo a cena dai nostri amici, e lì siamo rimasti, in un ambiente caldo, con il camino acceso. Poi, da soli a casa, ci siamo guardati negli occhi. E abbiamo dormito male. Con un senso profondo di disagio.
Domenica mattina, verso le 11, una telefonata ci informava che il Consiglio aveva ottenuto quanto richiesto e cioè che nel momento in cui la sentenza del Consiglio fosse stata pubblicata ufficialmente sul sito Fitet, il signor D'Ambrosio avrebbe concesso il nulla osta.
Ho reagito come qualunque persona di normale intelligenza reagirebbe. Ho detto a mio marito che il presidente del Pieve ne sarebbe uscito alla grande, con la ragione ufficiale dalla sua e facendo il gesto magnanimo.
Mi sbagliavo.

Ieri è apparso sul sito il verdetto. Eccolo:
“Jason David Luini – Richiesta di svincolo per disagio ambientale
In ordine alla richiesta presentata da parte dell’atleta Jason David Luini tendente alla dichiarazione di sussistenza di gravi motivi di disagio ambientale e di disagio tecnico e della conseguente richiesta di svincolo anticipato dalla ASDTT PIEVE EMANUELE ai sensi dell’art.15.3 lett. c) del Regolamento Organico, il Consiglio ha rilevato che la gravità di questi disagi dichiarati non sia tale da concedere lo svincolo previsto dal Regolamento sopramenzionato.
Pertanto delibera di respingere il ricorso presentato dall’atleta Jason David Luini”.

Roberto ovviamente si informa sul seguito. Gli viene risposto che avrebbe ricevuto una mail dal presidente del Pieve e che solo dopo la sua risposta sarebbe stato concesso il nulla osta.
La mail arriva di lì a qualche minuto.
La casella è quella della società e non c'è nessuna firma. Ma non ce n'è bisogno. Eccola:

"La società si sente soddisfatta dalla sentenza emessa del Consiglio Federale.
Mai persone si sono dimostrate peggiori di voi.
Ultimo gesto sarà quello di toglierci definitivamente dai piedi delle persone che si sono dimostrate degli ingrati nei confronti di che gli ha fatto solo del bene.
Inoltrami la richiesta di nulla-osta e sarà un enorme piacere cancellarti dall'elenco dei nostri tesserati in quanto voi non siete degni di appartenere ad una società come Pieve Emanuele".

Roberto naturalmente risponde solo con il nome della società a cui inviare il nulla osta. Non firma nemmeno lui, e se me l'avesse chiesto gli avrei detto di firmare.
Stamattina finalmente abbiamo la conferma definitiva: il nulla osta è pervenuto. Jason è libero!

Ma non è ancora finita.
Il presidente del Pieve pubblica una nota sul sito ufficiale della società.
Confesso che sono rimasta allibita. Al posto suo, non mi sarei persa il vassoio d'argento che mi veniva offerto. Avrei applaudito alla sentenza che mi dà ragione e avrei detto che però ritengo giusto lasciare andare il ragazzo. In questo modo in molti si sarebbero chiesti se per caso questi Luini non avessero esagerato.
Ma ci sono persone incapaci di controllare la propria rabbia e così è la rabbia che controlla loro.
Il signor D'Ambrosio evidentemente è una di queste. Non solo definisce mio figlio, ancora una volta, un bambino, sottintendendo una negatività. No, non si accontenta: definisce mio marito uno che fa la figura del "povero stolto". Chiarendo, caso mai qualcuno non ne fosse ancora convinto, come si permette di considerare e trattare le persone.

Ora, io voglio passare sopra a tutto quanto tranne una cosa, doverosa perché ci sono di mezzo altre persone. Cioè gli allenatori e i giocator del Pieve. Guardate, il presidente parla di "società", dice "noi", ma è un plurale majestatis: intende se stesso. 
Io invece credo che una società la facciano coloro che giocano e coloro che allenano. E so con certezza che chi milita nel Pieve Emanuele conosce la verità e lo ha già dimostrato nei tuttora ottimi rapporti con il loro ormai ex compagno Jason Luini. Non abbiamo mai avuto nulla contro la squadra del Pieve Emanuele, anzi: mio figlio mi ha confidato una settimana fa che quella maglia se l'è davvero sentita addosso.
Nel momento in cui questa vicenda si chiude, vorrei ribadire la nostra gratitudine e la nostra stima per tutti quelli che hanno lavorato con Jason.

Per noi la vicenda si chiude qui. Il ricorso per tesseramento irregolare di minorenne sta proseguendo il suo iter, a quanto ne so c'è già stato il deferimento.
Piano piano il disagio profondo che questa storia ci ha messo nell'anima si stempererà.
Il nostro scopo – vedere Jason di nuovo sereno e rivederlo giocare – è raggiunto. Non nella maniera limpida in cui speravamo, certo, ma per una volta, concedetemelo, quel che conta è il risultato finale.

Un grazie di cuore per averci sostenuti. Non lo dimenticherò. 

giovedì 4 novembre 2010

Quale verità?

Roberto ha pubblicato sul sito del TTA il Pdf scaricabile che racconta tutta questa storia, così come è apparsa su questo blog. Per chi preferisce leggere la vicenda di seguito. 

P.S. Dopo la redazione di queste pagine, in data 3 novembre Nicola D’Ambrosio pubblica sul
sito del Pieve http://www.ttpieve.it/default.asp una risposta in cui tra l’altro parla del tesseramento di Jason. Copio:
“Il secondo punto su cui bisogna dire la "vera verità" è quello del tesseramento/prestito
annuale.
..... Tu potrai crederci o meno e veramente non mi interessa affatto la tua opinione ma a me
interessa la solo mia coscienza; allorquando rientrato nella società, sono entrato nel sito della
Federazione per il rinnovo dei tesseramenti, cioè dopo esattamente una stagione dopo i vostri
accordi, a rinnovare tutte le tessere "rinnovabili in automatico" ebbene non ho nemmeno
valutato con attenzione quali nomi stavo rinnovando e le problematiche che potevano esserci
dietro in quanto in quella fase guardavo solo i nomi che avrei dovuto NON rinnovare.
..... Per cui, per tornare al rinnovo automatico del tesseramento, non c'era motivo di
soffermarmi oltre sul rinnovo del suo tesserino.
..... Per concludere questo argomento, la "vera verità" è che nel rinnovare il tesseramento
nell'estate del 2009 entrambi non ci abbiamo pensato semplicemente perchè non esistevano
motivi per chiederci alcunchè; tuo figlio viveva e giocava volentieri a Pieve Emanuele.”

Ho già raccontato a lungo di come mio figlio stesse bene nel Pieve. Non intendo in ogni caso
rispondere. Mi limito a mostrare uno stralcio della mail di Roberto con cui rispondeva nel 2009
a una delle tante bozze di contratto mai andate in porto:


Come si vede con estrema evidenza, Roberto Luini nega la possibilità di cedere il cartellino di
Jason. Senza sapere che non è già più suo. E ancora una volta nessuno glielo dirà.

mercoledì 3 novembre 2010

11 – Ultimo capitolo

La notizia ci raggiunge in viaggio: la riunione è finita e il consiglio non si è pronunciato.
Pare – abbiamo notizie di seconda mano – che il ricorso non fosse nemmeno all'ordine del giorno. Ne parlano ufficiosamente, e informalmente incaricano un procuratore federale.
Forse.
Ufficiosamente.
Informalmente.
Tutto avvolto in una nebbia che sta nascondendo mio figlio, perché nessuno lo veda. Perché nessuno ne parli. Si stuferanno, i Luini. Sono solo poveretti, senza potere, senza cariche.
Il giorno dopo, Roberto partecipa all'assemblea generale. La prima persona che vede, entrando nell'hotel, è D'Ambrosio. Più tardi viene avvicinato dal procuratore, che è già stato a sua volta avvicinato dal signor D'Ambrosio. Vuole trovare una soluzione pacifica, e chiede chiarimenti.  Roberto gli spiega tutto nei dettagli e alla fine il procuratore dice che in questa storia c'è di più di quello che pensava. Il procuratore chiede la documentazione. Roberto la invia via fax il 1° ottobre.
Anche noi vorremmo trovare una soluzione di buon senso. Ma per D'Ambrosio l'unica soluzione è averla vinta, a quanto pare.

Intanto i campionati sono iniziati e Jason non gioca.
Aprono una posizione disciplinare il 19 ottobre. Non sappiamo se al Presidente della federazione Lombardia o al presidente del Pieve, non si capisce.
Roberto scrive anche al Garante, al Coni, perché non sappiamo quale organo attivare se il consiglio federale non delibera, sbattiamo la testa al muro, perché il tempo sta scadendo e non sappiamo più cosa fare per aiutare un ragazzo che chiede solo di continuare a giocare.
Mandiamo un amico a Pieve, a documentare con la videocamera le violazioni alla sicurezza della palestra e inviamo il filmato alla federazione.

Venerdì 22 ottobre, Nicola D'Ambrosio, in versione presidente del Pieve,  scrive sul sito della società la sua versione dei fatti, vi potete immaginare come. Tra le alte cose parla della famiglia Luini come di ingrati che non hanno mai apprezzato ciò che il Pieve ha fatto per Jason. Poi, in versione presidente della Fitet Lombardia, fa linkare il suo intervento sul sito di quest'ultima.
Il nostro avvocato dice a Roberto di rispondere sul sito del TTA Angera. Ma l'addetto stampa della Fitet, a cui Roberto invia il link, gli risponde che D'Ambrosio, sempre nella sua versione presidente della Fitet Lombardia, ha negato l'autorizzazione.
Cioè ha negato a Roberto Luini e al TTA diritto di replica.
E' a questo punto che ho aperto questo blog, di cui siamo quasi alla fine.

Sabato 23, a Torino, D'Ambrosio cerca di avvicinare Jason, per parlare. Il ragazzo si sottrae.
Domenica sera Nicola D'Ambrosio gli invia una mail d'addio. La intitola proprio così: Addio.
Io avevo letto solo le mail in cui disponeva, ordinava, dava ultimatum.
Per la prima volta l'ho visto nell'altra versione, quella di quando ha bisogno, e vuole sedurti, commuoverti, eccetera. E vi giuro che mi sono ritrovata inconsciamente a considerare quelle che elenca come le sue ragioni, io che ho vissuto la vicenda per intero, che conosco mio marito da 30 anni per la bellissima persona che è, che ho visto star male mio figlio…
Ho provato per la prima volta sulla mia pelle quell'effetto manipolatorio che ha tenuto lì mio figlio per 5 anni, credendo sempre che "stavolta dice sul serio, stavolta è quella buona".
La mail inizia così:
Sabato mattina a Torino per l'ultima volta in vita mia ho cercato di parlarti e possibilmente di farti ragionare, ma tu non hai voluto.
Non fa niente, la vita continua lo stesso.
Comunque, affinchè non ti rimanga l'idea che tu hai ragione e sei la vittima di tutta questa vicenda ed io torto, ho deciso di scriverti in forma privata, senza chiasso, ma semplicemente illustrarti i motivi per i quali è stato giusto non cedere ai capricci di un bambino di 18 anni.

Ma quello che mi imbestialisce è questo

Sin dal primo  momento ho cercato di farti ragionare e far rientrare la tua assurda richiesta che a noi sarebbe costato dal punto di vista tecnico un enormità.
Sai, con questa mail ti comunico ufficialmente che noi esistiamo, con le nostre problematiche, sogni ed aspirazioni e non tu non sei da solo al Mondo, per cui libero di non tener conto o dar conto a nessuno del tuo operato, ma soprattutto non tener conto delle conseguenze sugli altri delle tue scelte !!! 
Giusto per farti capire il danno tecnico a cui saremmo andati incontro, ti elenco un po di cose che la società perdeva accettando di lasciarti andare:
- ci veniva a mancare il quarto in A1; - adesso se uno si fa male per noi è un disastro !!!
- ci veniva a mancare il numero 1 in B1 e come conseguenza adesso giochiamo quel campionato per non retrocedere mentre con te avremmo giocato per salire in A2 !!!;
- ci veniva a mancare la squadra ed il doppio Under 21 ai Campionati Italiani Giovanili !!!!!  
e questo solo per dirti le cose più eclatanti, ma ce ne sono altre ancora.
Tutte queste cose le hai mai valutate?

Vorrei ricordare a chi mi sta leggendo che questo è lo stesso uomo che ha detto più volte a Jason "non fai più parte dei progetti della squadra", che scrive a mio marito sullo stesso tono.
Vorrei anche ricordare che Jason non gioca più, quindi le conseguenze "a cui sarebbero andati incontro" sono le conseguenze a cui sono andati incontro, facendo molto male a un ragazzo.
Il quarto in A1, sottolineo ancora, non gioca praticamente mai. Quindi, Jason o un altro fa lo stesso. E infine, cosa sarebbe questa novità, che senza Jason giocano per non retrocedere?
Ma come, signor D'Ambrosio, non era lei al telefono a dire "Io non ho bisogno di Jason Luini?"

Più avanti, parla a un ragazzo di suo padre come di persona non lucida e ingrata, di cui non ci si può fidare. Questo non lo commento.
Dopo questa mail, Roberto – ormai davvero stremato – va a Pieve e si fa notare disturbando una partita. Contro tutti i suoi principi. Rischia l'aggressione da parte del vicepresidente Cervi, chiama i vigili e davanti a loro D'Ambrosio si lascia sfuggire che Jason era stato ceduto in prestito. Racconta la vicenda per mail a tutti i tesserati e D'Ambrosio gli scrive un sms il 31 ottobre.
Lo ha reso pubblico anche lui, proprio oggi.
Eccolo. 
Ho letto la tua ennesima mail. Quello che penso è che la differenza tra te e me è che continui a dire e a scrivere solo piccoli pezzi di verità mentre io dico sempre tutta la verità e solo la verità davanti a tutti, anche venerdì sera davanti ai due vigili. Per questo non mi sento affatto in colpa. Ovviamente non ho nessuna intenzione di cedere alle tue “gesta” qualsiasi esse siano. Tieni questo sms perchè quando sarà finita questa brutta storia sarò disponibile a partecipare ad un pubblico dibattito chiamando allo stesso tutte le persone che possono aver vissuto  in prima persona parti di questa storia e ti dimostrerò nei fatti quanto sei di parte, per cui incapace di essere obbiettivo  nei tuoi giudizi.

La verità, tutta intera, senza celare le cose che non fanno onore a me e a mio marito – compresa la nostra stupidità - l'ho raccontata io, qui.
Se Jason ha deciso di andarsene da Pieve non è stato né per soldi né per gloria.
Vuole solo ritrovare il gusto di giocare, vuole ritrovare quella serenità che il presidente del Pieve, lui e solo lui, gli ha portato via ogni volta che riusciva a conquistarla. Dicendogli "non c'è più posto per te" nel momento più difficile della sua vita, chiedendogli di scegliere tra il presidente e il suo allenatore Gigliotti, promettendogli la Cina quando nessuno gli aveva chiesto nulla, per poi deluderlo.
Al Pieve è cresciuto come giocatore, è vero. Ma grazie gli allenatori che si sono succeduti in questi anni, ai quali sia noi che Jason siamo profondamente grati e ai quali, se mi leggono, voglio personalmente dire grazie. Hanno lavorato sempre in condizioni difficilissime. E poi mio figlio non è la persona più malleabile che esista, questo lo so meglio di tutti.  

E siamo davvero alla fine.
Il signor Nicola d'Ambrosio dichiara che non cederà. Io sono un'analista di parole e vi dico che il verbo che sceglie – cedere – ci spiega meglio di tutto perché sta agendo così.
Sta giocando e vuole vincere. Peccato che la posta in gioco sia mio figlio. Non solo la sua carriera, ma la sua serenità. Ha deciso di portargli via la sua grande passione, in cambio di nulla. Un uomo di 60 anni che rovina un ragazzo. Ci sono momenti in cui non riesco a crederci. 
"Roberto Luini vuole interessare mezzo mondo della vicenda" ha scritto, oggi 3 novembre, il signor D'Ambrosio sul suo sito.
E che dobbiamo fare, tacere?
Accettare la sua prepotenza?
Abbassare il capo?
Accettare che un uomo di quasi 60 anni, giochi a chi ce l'ha più lungo con un ragazzo? Devo accettare questo e tacere?

"Cos'altro può portarmi via?" mi ha chiesto settimana scorsa mio figlio. Non lo so. Per ora Jason è forte, si mantiene saldo.   
Ho aperto mostrandovi mio figlio com'era. Ho messo foto sempre al tavolo o sul podio. Chiudo con la foto che vuole lui, che lo ritrae ancora una volta al tavolo. Dove sogna di tornare.
Grazie a tutti.


martedì 2 novembre 2010

10 - Senza via d'uscita

Roberto arriva a Pieve con Jason e la sua ragazza, Elisa. Il presidente si materializza nel parcheggio. Saluta come se nulla fosse, e comincia a parlare con Jason di contratti, trattative per il prossimo anno, eccetera.
Roberto lo blocca immediatamente. Prima, deve spiegargli come mai si è preso il cartellino di Jason senza informarlo.  – Io ho solo seguito il regolamento – risponde.
La frase va sottolineata, perché da questo momento sarà il leit-motiv di tutte le risposte di Nicola D'ambrosio.
Della sua personale interpretazione del regolamento, abbiamo ormai accumulato molte prove. Una la potete trovare su Youtube, ed è inquietante, perché qui si tratta di sicurezza fisica. Vi lascio il link in calce.
Ma questo signore pare ignorare un assunto fondamentale : ci sono i regolamenti, è vero, ma  ci sono regole che stanno sopra, che i legislatori nemmeno citano perché sono scontate, perché senza quelle non esiste convivenza civile.

Ma torniamo in quel parcheggio, a quel giorno d'estate. Roberto mantiene la sua proverbiale calma, e gli dice che qualsiasi trattativa non può prescindere dal suo nulla osta. Jason deve poter decidere liberamente tra le varie offerte che ha sul tavolo, compresa quella del Pieve, se vorrà presentarla.
Ma non può , non deve, essere l'unica.
A questo punto D'Ambrosio dice – Voglio 1.350 euro.
Roberto non ha il tempo di ragionare, di valutare cosa comporterebbe per noi cedere, perché il presidente aggiunge: – Però lo presto per un anno. E se va in una grossa squadra, voglio più  soldi, li chiedo anche a loro.
Di fronte all'ipotesi di una storia infinita, che andrebbe a coinvolgere anche le società che sono interessate a Jason, decidiamo di dire no, di non cedere a quello che a me, sinceramente, pare un ricatto. Poi mi diranno in molti che nell'ambiente sportivo è così, che non c'è niente di strano. Beh, permettetemi di dire che io ci trovo molto di strano.  Non era questa la mia idea dello sport giovanile, quello che tiene i ragazzi lontano dalla strada, dalla droga eccetera.

Ci ritroviamo quindi con un problema sul tavolo. Nostro figlio è prigioniero di un club.
Gli parlo io, a questo figlio, io che non ho mai messo il becco nella sua attività. Gli chiedo di valutare con me le alternative. Lui mi dà una risposta da quel giovane uomo che è diventato in questi mesi: - Non c'è alternativa – mi dice. – Io ho bisogno di serenità. Voglio andare ad allenarmi sereno, giocare, divertirmi, stare bene. L'idea di entrare in palestra a Pieve per me ormai è un incubo.
Con Roberto, decidiamo di tentare tutte le strade. D'Ambrosio rappresenta il ping pong di Pieve, e questo è chiaro. Ma spesso, per dei periodi, mette a capo delle sue società altre persone. Un certo signor Pulice è stato eletto presidente nel 2009. Roberto, convinto che sia Pulice il presidente e ritenendo di avere una chance, gli telefona e chiede un appuntamento.

L'incontro con Pulice è surreale. Lo riceve, ma gli dice subito che è stato "dimissionato" – il termine è suo - in aprile. Poi racconta a ruota libera di aver accettato l'incarico con l'intenzione di mettere un po' d'ordine e regolarità nella società, ma di non aver potuto. Racconta, senza sollecitazioni, di suo figlio, giocatore di D2, che casualmente navigando su Internet ha scoperto di aver giocato e perso una partita che invece non si era mai disputata.
Non possiamo controllare l'affermazione, ma visto che invece Treviso-Pieve si è disputata e sul sito Fitet risulta non disputata, viene facile credergli.
Tuttavia, queste "confidenze" non significano che voglia aiutarci. Mostra a Roberto il verbale del consiglio d'amministrazione con cui viene appunto dimissionato. Ma glielo mostra per un istante fugace, rifiutandosi di fargli una fotocopia. Roberto fa in tempo a vedere solo la firma del segretario. Esce di lì senza nemmeno sapere se il nuovo presidente sia D'Ambrosio.
Non si arrende, però.
Conosce il segretario, è il papà di ragazzi che giocano a tennis tavolo. Va a parlargli. Gli chiede semplicemente chi sia stato eletto presidente in quel consiglio, se D'Ambrosio o qualcun altro.
- Non lo so – risponde, allargando le braccia.
Roberto trasecola: come è possibile? C'è stata una riunione del consiglio della società, c'è un verbale d'assemblea che lui ha firmato…
- Quando ci sono queste cose – replica il segretario – D'Ambrosio viene da me con il verbale, mi citofona, io scendo e lo firmo.  
Avete letto bene.
Ora, nella mia vita io ho anche analizzato migliaia di bilanci societari, mi sono letta verbali, relazioni eccetera. Ho una fervida fantasia, che alla fine mi ha portato a scrivere romanzi, e che mentre leggevo i bilanci mi faceva immaginare un tot di persone sedute in una sala. Mai ho immaginato un presidente che citofona al segretario, questi che molla la minestra nel piatto e scende a firmare senza sapere nulla.
Roberto rivedrà una seconda volta Pulice. Facendo violenza alla sua e alla mia etica, gli chiede di firmare un nulla osta datato aprile, cioè quando era ancora presidente. Non ne andiamo fieri, possiamo solo dire a nostra giustificazione che siamo stremati e demoralizzati. Ma comunque Pulice rifiuta.

Il 2 luglio Jason riceve una mail da D'Ambrosio.
"Siccome questo argomento/richiesta era già stato ampiamente trattato, la mia posizione ultimativa e non trattabile alla tua posizione è questa. Per prima cosa mi dai un assegno di 1.350 euro con relativa lettera da parte mia di giustificazione per la richiesta e ricevuta di avvenuto pagamento) quale rimborso della parte del tuo corso di studi pagato con un mio assegno privato, solo dopo averlo incassato, ti darò il nulla osta a favore di Angera. Questo perché con la tua scelta di voler interrompere un vincolo Federale esistente a favore della società, stai di fatto interrompendo un progetto che la società aveva fatto su di te".
Prosegue dicendo che a quel punto potranno anche parlare di un altro contratto e che non è più disponibile a ricevere mail né telefonate da chicchessia".
La mail arriva alle 17,16 del 2 luglio.
Cinque minuti dopo, io sto chiamando lo studio legale.

Il nostro avvocato scrive a D'Ambrosio il 6 luglio, chiedendogli formalmente il rilascio del nulla osta. D'Ambrosio risponde prima con un sms a Jason che riporto integralmente:
"Ho ricevuto una lettera da un avvocato. Unico commento che mi sento di fare è che da questo momento rispetterò le regole federali al 100%".
La risposta ufficiale, con cui rifiuta la concessione del nulla osta, arriva il 15 luglio per mail.
Noi siamo in Francia, ma Roberto gli telefona per cercare ancora una volta la via del buon senso. Gli risponde sgarbatamente che non ha tempo adesso. Roberto mantiene la calma e gli chiede di richiamare.
La risposta testuale è questa: "Io non chiamo nessuno, io non ho bisogno di Luini Roberto né di Luini Jason".
Se non ha bisogno di Luini Jason, dico io, perché non lo lascia andare?

Roberto intanto prova la strada della Federazione. Ha chiesto chiarimenti circa l'assetto societario del Pieve, e non abbiamo risposte. Invia una mail-memoria sulla vicenda, mentre il 18 luglio è Jason a scrivere al Consiglio Federale per avere chiarimenti circa il proprio tesseramento. Non abbiamo risposte.
A questo punto l'avvocato decide di dar inizio alle procedure ufficiali. Quindi, con lettera raccomandata, Jason chiede al presidente del Pieve il rilascio del nulla osta.
All'arrivo della scontata risposta negativa, l'11 agosto Jason presenta ricorso al Consiglio federale.
L'iter è regionale, per cui viene inviato a Milano. Gli uffici sono aperti. Viene ricevuta il 12, ritirata da un consigliere il 16 e al presidente della Fitet Lombardia il 18. Il 26 agosto, quando Roberto chiede che fine abbia fatto, non risulta protocollata. Intervengono retrodatando tutto, lettere e quant'altro, e comunque il 31 agosto, finalmente il ricorso va avanti.
Vi mostro la lettera con cui il presidente della Federazione Lombardia  comunica al Presidente della società Pieve Emanuele la presentazione del ricorso. Guardate il nome dei due presidenti, quello a cui viene inviata la lettera e quello che questa lettera la firma.



Ora, io quando l'ho vista ho capito che non avremmo mai avuto giustizia.
Pensi che si darà torto da solo? chiedo a Roberto. O che non abbia abbastanza amici tra i colleghi del Consiglio nazionale per  far sì che tutto venga allungato fino a cadere nel dimenticatoio?
Io non li conosco, questi altri signori, Roberto invece sì e mi pare abbia ancora un briciolo di fiducia.

Il regolamento prevede che il Consiglio federale deliberi sui ricorsi alla prima riunione utile, che nel nostro caso è il 25 settembre a Rimini, il giorno prima dell'assemblea generale.
Carichiamo il camper e partiamo, noi due. Lui fiducioso ma deciso comunque a combattere, io molto preoccupata.  

Guarda video: La sicurezza a Pieve

domenica 31 ottobre 2010

9 – L’inverno e poi la primavera

Nell’autunno 2009, ritroviamo Gigliotti a Pieve. Anzi, viene nominato Responsabile della palestra.
Anche se i rapporti tra lui e Antonio sono sempre stati contrassegnati da alti e bassi, Jason ne è rincuorato. A dargli animo è inoltre il trasferimento a Milano della sua ragazza, Elisa, anche lei pongista, che va ad allenarsi a San Donato e a vivere nell’appartamento di Pieve, pagando l’affitto a D’Ambrosio. Come bi ho già detto, puliamo e imbianchiamo a nostre spese.  

Il 21 settembre 2009, dopo un torneo di 2° categoria in cui Jason non ha brillato, D’Ambrosio si presenta in palestra, prende da parte il ragazzo e gli dice che il suo futuro nel Pieve non è assicurato, che per rimanere deve dimostrare il suo valore. Lo informa anche che non ci sarà nessun sparring per gli allenamenti ma solo il cinese della prima squadra, Cheng Jia.
Con questo giocatore, mio figlio ha una totale incompatibilità: Cheng Jia, infatti, non ama allenarsi con chi è sotto il suo livello e, ad ogni errore di Jason, lo riprende pesantemente. Jason si demotiva, si deprime.
Con Zhilong non ci sono incompatibilità, ma nemmeno particolare feeling. Gigliotti, invece, probabilmente per contrasti con il medesimo Cheng Jia, si dedica ai ragazzi più giovani.
Jason si sente parte di un niente. Si allena moltissimo, ore e ore, ma le cose vanno sempre peggio. In partita non riesce mai a entrare, sembra schiacciato da un senso di inadeguatezza e di paura.  Ha perso la sua luce negli occhi,  non ha passione, gioca per finire le partite.
Per allenarsi di più, non sta frequentando la scuola. Quella scuola che aspetta ancora i dati della Società, i programmi delle gare e degli allenamenti e li chiede a noi, perché dall’altra parte nessuno risponde.
Noi lo scopriamo a novembre, perché ce lo dice Elisa, che prima ha già cercato di parlare con Zhilong e il presidente, ma senza avere aiuto. Invano cerchiamo di intervenire.

Che la situazione è molto seria, lo scopriamo un venerdì sera. Siamo in camper, stiamo andando a Terni dove il giorno successivo arriverà Jason con il Pieve per un torneo. Siamo quasi a Genova quando suona il cellulare. È Jason, ci dice che a Terni non verrà, che Gigliotti gli ha comunicato che può restarsene a casa.
Aggiunge che la partita di campionato è andata malissimo, ha perso tutti gli incontri, che lui ne ce la fa più, di non chiamarlo e non cercarlo, se ne starà a casa da solo. E chiude.
Ci fermiamo a una stazione di servizio, Roberto lo richiama, sta un’ora al telefono, poi chiama Antonio Gigliotti, ma Jason non si sposta di un millimetro: a Terni non va. Giriamo il camper e rientriamo. Con che animo, lo potete immaginare.

Tutto continua a peggiorare, il Pieve in serie A2 sta andando bene, ma Jason – che è il terzo giocatore – è l’ombra di se stesso. Antonio non lo porta al 2° Categoria di Terni e poi perde nel girone all’Under 21 di Sermide.  
A gennaio, ci comunica che si ritira definitivamente dalla scuola. Vi risparmio la pantomima che è seguita, con noi stretti tra la preside e il presidente, con le rate che si dovevano comunque pagare e il ragazzo che un giorno poteva rientrare a scuola e sostenere la maturità e il giorno dopo non più, perché era tardi.
La sera, io e Roberto ci guardavamo in faccia e ci chiedevamo: ma la gente, oggi, è tutta così?

Andiamo avanti.
A marzo, D'Ambrosio comunica a Jason che non fa più parte dei progetti della squadra.
“Se vuoi puoi anche rimanere – gli dice – ma a spese tue, tranne per i tornei e i rimborsi”.
Jason e Antonio Gigliotti si siedono a parlare e prendono una decisione, a cui il presidente dà il suo placet: sarà Antonio e non Zhilong ad allenare Jason in vista dei campionati italiani e a sedere nell’angolo durante le partite.
La situazione cambia completamente, il ragazzo riprende forza e fiducia.
Appena prima del torneo nazionale di Castel Goffredo (2° categoria) del 03/04/2010, D’Ambrosio va ancora a parlare con Jason, confermando il non interesse della società. Esprime il suo rincrescimento e gli chiede di comunicargli il nome della squadra a cui fare avere il nulla osta. È questa la primissima volta in cui D’Ambrosio si tradisce: Jason non ci fa caso. Robi non lo sa, perché il ragazzo, in quel periodo, si vergogna al padre quello che sente come un suo fallimento.

Ma la svolta è ormai imminente. 
Il 3 aprile 2009, al torneo nazionale di Castel Goffredo, Jason arriva terzo.
A Terni, ai campionati italiani, vince il titolo Doppio misto Under 21 con Lisa Ridolfi e la medaglia di bronzo nel singolo maschile.
Il 16/5/2010 Jason diventa campione regionale Under 21 nel singolo maschile.
A questo punto D’Ambrosio riavvicina Jason. Stavolta non lo invita a togliere il disturbo. Torna a dire “faremo, diremo, firmeremo”, torna con le sue proposte,  premi, di stage, sempre le solite cose.
Ma Jason è cambiato completamente, questi mesi per lui tremendi lo hanno maturato. Sta pensando per la prima volta al suo futuro e a D’Ambrosio, dopo cinque anni, non crede più. Non vuol sentir parlare di premi futuri, quando il presidente non gli ha neppure dato i 280 euro vinti con i Tornei e i  Campionati di categoria. Non vuole nemmeno sentir parlare di allenarsi un altro anno con Cheng Jia, tanto più che questa volta la partenza di Gigliotti è certa.
Quindi gli dice chiaramente che non intende rimanere a Pieve: del resto è tutto l’anno che sa – per bocca del presidente stesso – di non rientrare nei progetti della squadra.
La risposta di D’Ambrosio lo lascia di sasso: se te ne vuoi andare, mi devi dare 4.000 euro.
Rimaniamo di sasso anche noi, non riusciamo a capire come pensi di costringerci a pagare.
A questo punto, stabiliamo in via definitiva che nostro figlio da lì deve venire via.
Il 13/6/2010 - sempre con Lisa Ridolfi – Jason vince il titolo italiano doppio misto di 2° categoria e la medaglia di bronzo nel singolo maschile. E’ l’ultimo atto della stagione.
Mio marito – nella sua funzione di dirigente del TTAngera - chiama la Federazione a Roma. In vista del cambio del prestito, vuole alcuni chiarimenti sui tempi e sulla validità del nulla osta.
E’ la fine di giugno, e Roberto si sente rispondere che il cartellino di Jason Davide Luini appartiene al Pieve Emanuele.

Qui devo fare un inciso importante. L’Articolo 13 comma 2 del Regolamento recita così:
13.2 Gli atleti di età inferiore a 21 anni sono vincolati sino alla stagione in cui maturano il 21° anno di età e comunque non oltre la fine del quadriennio olimpico. Un atleta, quindi, che al 30 giugno dell’anno in cui si svolgono le Olimpiadi ha maturato una età inferiore ai 21 anni deve, in ogni caso essere considerato svincolato.

La Federazione ha avocato tutta la procedura dei tesseramenti nel 2008, anno olimpico. In quell’anno, il TTAngera ha inviato a Roma il nulla osta. Quindi, chiede di verificare i documenti, l’impiegata gli conferma che nella pratica di Jason c’è il nulla osta del TTA, del tutto inutile perché la proprietà era del Pieve.
A questo punto Roberto scrive, chiedendo ragione del fatto che, all’arrivo del suo nulla osta, nell’anno olimpico, nessuno abbia chiamato per verificare l’evidente anomalia. Ad oggi non ha avuto risposta, nonostante la stessa Federazione lo abbia più volte chiamato per altre quisquilie da nulla.

Ma Roberto, pur arrabbiato per essere stato gabbato e anche preso in giro, ancora non pensa di essere finito in un ginepraio. Non pensa mai e poi mai che D’Ambrosio si rifiuti di lasciar andare il giocatore. Quindi, va a Pieve Emanuele per parlargli, in assoluta tranquillità.  

venerdì 29 ottobre 2010

8 – A volte ritornano

In febbraio, i Circoli della libertà si eclissano e si interrompono i finanziamenti. La cosa finisce sui giornali, perché a Roma i giocatori campioni d'Italia restano senza stipendio. 
http://sport.sky.it/sport/altri_sport/2009/02/16/Tennis_tavolo_Roma_no_stipendi.html

A Pieve Emanuele succede come al congresso di Vienna dopo Napoleone: ritorna al comando  Nicola D'Ambrosio. Il quale non gradisce assolutamente l'attaccamento che i ragazzi hanno sviluppato per Antonio Gigliotti. 
Perché? Non lo sappiamo. Io suppongo - ma è una mia idea personale - perché viola il principio del Dividi et impera tanto caro ai monarchi assoluti. 
Ho qui davanti a me una mail che il presidente invia a Roberto il 6 febbraio del 2009. Dice che Gigliotti si è creato un suo piccolo clan all'interno del club e che – cito -  “in America questo sarebbe punito con cinque anni di carcere”.
Perché scrive queste strane considerazioni a mio marito?
Semplice: perché Jason e Roberto hanno espresso il loro apprezzamento per l'operato di Antonio. Gli allenamenti sono ottimi, adesso, e Jason è sereno.
D'Ambrosio scrive (cito letteralmente): "I soldi per sostenere finanziariamente la crescita di tuo figlio li mette la società e non l'allenatore ed è sempre la società che ha la possibilità di decidere se valga la pena o meno di continuare a investire su un ragazzo; l'allenatore ha semplicemente il compito di operare al meglio sulle scelte fatte da altri preposti a tale scopo (Dirigenza)".
Continua dicendo che il signor Gigliotti se ne dovrà andare  a fine stagione e "se tuo figlio dovesse sentirsi particolarmente legato a lui l'unica cosa che potrà fare è andarsene con lui".
Poi illustra la sua proposta, valida entro e non oltre il 6 febbraio 2009. "Se entro quella data non avrò avuto una risposta ufficiale la mia proposta sarà ritirata e tuo figlio dovrà cercarsi una sistemazione diversa dal Pieve Emanuele".

Ecco la proposta (cito sempre letteralmente):
“1 – L'allenatore sarà Jiang Zhilong
2 – Tuo figlio giocherà in serie A2 (a meno che tuo figlio e i suoi compagni non retrocederanno appposta)
3 – Tuo figlio, oltre al contratto già a tue mani, andrà a spese della società quest'estate per tre settimane/un mese in Cina
4 – Avevamo parlato di aggiungere al contratto già a tue mani 1.000 euro in premi, cosa che confermo in questa sede. Scaletta premi da concordare”.

Di tutto questo, è accaduto che Zhilong è diventato allenatore e che Jason ha giocato la stagione in A2. Della Cina e dei premi, una volta che Jason ha accettato di rimanere, non si è mai più neppure parlato.

Un discorso a parte merita il contratto.
D'Ambrosio parla di "contratto già a tue mani". Roberto ha ricevuto il 15 gennaio una bozza di scrittura privata, su carta intestata di una tale A.S.D. PingPong Pievese, con cui non abbiamo mai avuto a che fare né noi né nostro figlio. La frase iniziale è: "Io sottoscritto Francesco Franzese, Presidente dell'Associazione Sportiva Dilettantistica Pingpong Pievese…"
Alla domanda di mio marito su cosa diavolo significhi, il presidente risponde che è solo un fac simile, per dare l'idea della proposta. Sarà, ma c'è il nome di nostro figlio lì sopra. Tra l'altro, in calce, alla voce firme, c’è il nome di Jason, come dovesse firmare lui, che è ancora minorenne. Comunque, dopo la mail del 6 febbraio, il contratto finisce nello stesso posto della Cina e dei 1.000 euro, cioè nel cestino delle tante carte stracce di questa storia.
In aprile ci arriva un altro contratto, su carta intestata del Pieve Emanuele stavolta. E anche quello, transita e va nel solito posto.
E si arriva al 5 maggio 2009.

Il 5 maggio 2009 Jason è appena tornato dai Campionati Italiani di Terni dove, orfano di Tatulli, non ha potuto difendere il titolo nel doppio ma ha comunque conquistato un argento nel doppio misto Juniores. Nicola D'Ambrosio si presenta in palestra con un contratto.
Questo.


Quando gli dà il foglio e gli chiede di firmarlo, Jason d’acchito fa presente di non avere ancora 18 anni: il presidente gli risponde che non c'è problema, tanto è solo un proforma. Il ragazzo allora lo guarda e vede l’intestazione. Legge qualche riga. E allora chiede perché ci sia il nome di un'altra squadra e di un altro presidente: D’Ambrosio risponde non si può fare con il Pieve perché sta cambiando la dirigenza ed è tutto bloccato, di non preoccuparsi, tutto va bene così.
Jason firma.
Sottolineo, per chiarezza assoluta, che Jason non ha mai giocato per l’ADS PingPong Pievese, né ci ha mai avuto a che fare, né con la squadra né con il presidente. Anzi: di questa squadra non sappiamo nulla e non conosciamo assolutamente il signor Francesco Franzese, che ha apposto la sua firma al contratto in un momento diverso e successivo a quello in cui l’ha apposta mio figlio.

Un mese dopo, nostro figlio ci telefona in lacrime e prega suo padre di portarlo via da Pieve.
Il gruppo che era nato attorno a Gigliotti si sta disfacendo, come previsto. Il suo grande amico Shi se ne va a Messina, i giocatori della prima squadra – che non vengono pagati, pare – frequentano molto meno di prima la palestra, Deniso ormai ha le valigie pronte e così pure Gigliotti. Jason ha perso insomma tutti i riferimenti.
Roberto lo convince a prendere tempo fino a dopo i campionati europei. Ci sono molte cose in gioco, tra cui il cambiare di nuovo scuola. E così Jason parte per Praga, senza un briciolo di serenità. E nonostante questo, nonostante a Praga sia una riserva, riesce a “fare squadra” con i suoi compagni, a essere determinante - se non per i risultati numerici - almeno per il morale di tutti e alla fine arriveranno settimi, il miglior risultato della nazionale giovanile di sempre.